“La condanna del silenzio”, la serie di Liten arriva al suo terzo episodio con nuovi e intricati misteri: i dietro le quinte con l'autore, Arwin J. Seaman

“La condanna del silenzio”, la serie di Liten arriva al suo terzo episodio con nuovi e intricati misteri: i dietro le quinte con l'autore, Arwin J. Seaman

“La condanna del silenzio”, la serie di Liten arriva al suo terzo episodio con nuovi e intricati misteri: i dietro le quinte con l'autore, Arwin J. Seaman Photo Credit: “La condanna del silenzio” di Arwin J. Seaman, Piemme


Un nuovo episodio ricco di mistero e pathos quello partorito dal misterioso autore che si firma sotto pseudonimo e che ci racconta alcuni interessanti retroscena

La grande capacità dei libri è sicuramente quella di far viaggiare i lettori pur lasciandoli comodi sul proprio divano, la propria poltrona, o nel proprio letto. Ognuno ha il suo posto preferito per immergersi all’interno delle storie racchiuse tra le pagine.

E possono essere storie dalla forte componente introspettiva, come in “Fatico a ricordare il tuo viso. E, ancora di più, la tua voce”, indagini d’oltreoceano come ne “Il giudice dei dannati” oppure la ricerca del proprio posto nel mondo, come ne “La biblioteca dei libri dimenticati”. Tutti frangenti in cui abbiamo avuto modo di scoprirne di più grazie alle parole dei rispettivi autori.

Analogamente a quanto accade oggi con “La condanna del silenzio” edito da Piemme, il nuovo libro della serie di Liten che porta i lettori nell’omonima isola, situata a metà strada tra Danimarca e Svezia. Un ritorno che, ancora una volta, prelude a problematiche per gli abitanti del suddetto luogo, considerando i precedenti racchiusi tra le pagine di “Omicidio fuori stagione” e “Un giorno di calma apparente”. Ne abbiamo parlato con il misterioso autore che si nasconde dietro lo pseudonimo di Arwin J. Seaman.


LA CONDANNA DEL SILENZIO, NON C’È PACE PER LITEN

Ciao Arwin, nelle ultime settimane se tornato sugli scaffali delle librerie con "La condanna del silenzio". Di cosa parla il libro?

“Questo terzo volume della serie di Liten parla di molte cose. Parla di comunità, quelle comunità piccole un po' abbandonate a loro stesse ma anche condannate a stare sempre insieme, nel bene e nel male. Parla del desiderio di fuga dei giovani da queste realtà scomode. Parla del fatto che la verità non si trova sempre e solo in un posto. Ma soprattutto parla di un padre che non riesce a comunicare con la figlia.”


Faccio un passo indietro (anche due) e ti chiedo: Come nasce la "saga di Liten"? E come mai hai scelto di ambientare i racconti su un'isola tra Danimarca e Svezia?

“Ho sempre ambientato le mie storie in Italia, i miei personaggi sono italiani e seguono le caratteristiche che ci appartengono. Desideravo, invece, scrivere qualcosa di più universale, allontanarmi, provare a raccontare uomini e donne senza il vincolo della mia terra. Inoltre, amo il freddo. Così ho inventato un luogo in cui far accadere cose terribili, in realtà un non-luogo, perché Liten potrebbe trovarsi ovunque.”


Ecco, infatti è interessante capire com'è stato dar vita a un ecosistema come Liten, tra ambientazioni e personaggi... In sostanza è un po' come creare un fantasy, senza però gli elementi "magici"...

“Quello che gli americani chiamano "world-building", esattamente. Mi sono rifatto, tuttavia, a una realtà che conosco, anche se non è quella in cui sono cresciuto: le comunità montane. Luoghi impervi percorribili solo da chi vi abita, ruggini antiche di secoli, segreti e la forza malevola della natura. Per questo Liten è un'isola vulcanica, perché contiene in sé una minaccia. Creato l'ambiente, non è stato difficile creare una sorta di albero genealogico dei duemila abitanti, immaginando pochi ceppi da cui far derivare l'intera popolazione. Poi, per trasformare il tutto in territorio svedese, è bastato rivolgermi a chi in Svezia ci vive davvero.”


Prima parlavi di come gli sviluppi della storia ruotino di fatto nell'incomunicabilità tra padre e figlia, tra i protagonisti dei racconti. Nei libri ho notato che hai approfittato degli intrecci narrativi per portare in evidenza il disagio sociale delle nuove generazioni su più fronti. Sbaglio? E, nel caso avessi ragione, è nato prima l'intreccio thriller o la base sociale da cui si sviluppa?

“Ammetto che prima è nata la linea thriller e di seguito la sottotrama sociale. Tuttavia, sin da subito ho saputo che uno dei miei personaggi sarebbe stata un'adolescente (nello sviluppo della serie, proposto a Piemme, erano già presenti i sei protagonisti dei diversi volumi), che quindi avrebbe portato con sé le problematiche legate alla sua età. Impossibile, del resto, ignorare l'ondata di malessere degli adolescenti, che si tratti di Italia o Svezia, ed era un tema che, anche se concentrandomi solo su alcuni aspetti, intendevo trattare. Da lì è derivato il difficile rapporto col padre, meno comune del conflitto con la madre ma, a mio avviso, molto interessante.”



SGUARDO AL FUTURO: COSA ATTENDE LITEN E I SUOI ABITANTI?

Tre libri già consegnati alla storia, ma, come si suol dire, "non di isce qui": cosa aspetta i lettori nei prossimi appuntamenti?

“Come ripeto spesso, temo l'effetto "Cabot Cove". Non solo delitti, quindi, nel prossimo volume si riaprirà un caso molto vecchio, che porterà inaspettatamente diverse minacce del presente di Liten, sommersa da un metro di neve. Seguirà il volume con maggior ferocia, una storia che cambierà completamente un aspetto dell'isola. Infine: è possibile nascondersi su un'isola dove tutti ti stanno dando la caccia? In parallelo, tutti i miei sei protagonisti cresceranno, cambieranno, per alcuni ci saranno sorprese. Sono un sentimentale, quindi anche le relazioni umane avranno grande spazio.”


C'è tanta carne al fuoco e dopo i primi tre volumi personalmente le aspettative si fanno alte. Se dovessi inquadrare l'ultimo volume (ma anche ognuno dei precedenti, se vuoi) con una canzone, quale sarebbe?

“Musicalmente appartengo a un'altra epoca. Amo molto "By this river" di Brian Eno, che trasmette tutta la malinconia che ritrovo in questa piccola terra in cui sembra impossibile vincere.

Per quel che riguarda il primo e il secondo volume, tento "I'm with you" di Avril Livigne per il primo e "Nobody's wife" di Anouk per il secondo.”


Fantastico! Chiudo con una domanda personale: hai scelto uno pseudonimo per firmare i tuoi libri. Come mai?

“Volevo prendere le distanze da me stesso, cimentarmi in qualcosa di nuovo senza che il pubblico venisse influenzato dai miei precedenti libri. E ho scelto un nome armonioso, musicale, che evocasse atmosfere lontane. Per me è un'esperienza molto bella e foriera di soddisfazioni.”


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