L'Unione Europea 'salva' l'automotive, cade il divieto di vendere motori termici dal 2035

L'Unione Europea 'salva' l'automotive, cade il divieto di vendere motori termici dal 2035

L'Unione Europea 'salva' l'automotive, cade il divieto di vendere motori termici dal 2035 Photo Credit: ANSA/CLAUDIO PERI


Salta lo stop ai motori a benzina e diesel, arrivano incentivi ai produttori per realizzare in Europa minicar elettriche

Brusco, per quanto ormai atteso, dietrofront di Bruxelles sul divieto totale di vendita dei motori termici dal 2035. Uno stop diventato il simbolo di un Green deal sempre più sotto pressione di industrie e governi. A dodici mesi dall'avvio del dialogo con il comparto dell'automotive in crisi, la Commissione Ue riscrive il regolamento sulle emissioni consentendo alle case automobilistiche di ridurre dal 2035 le emissioni CO2 allo scarico del 90% rispetto al 2021, non più del 100% come oggi previsto. La revisione varata a Strasburgo dopo intense discussioni tra i commissari - che hanno allungato di qualche ora i tempi di presentazione del pacchetto - lascia dunque spazio sul mercato post 2035 alla commercializzazione di veicoli con motori termici, ibridi plug-in e con range extender, non solo elettrici o a idrogeno. I colossi dell'automotive dovranno compensare quel 10% di emissioni rimanenti attraverso 'crediti' che potranno accumulare con l'impiego di acciaio a basse emissioni 'made in Europe' per la costruzione dei veicoli o con l'utilizzo di carburanti sostenibili, come e-fuel e biofuel avanzati. Purché - precisa Palazzo Berlaymont - non siano biocarburanti di origine alimentare. Secondo le stime Ue, sul mercato post 2035 sarà ammessa una quota del 30-35% di veicoli non pienamente elettrici. "L'Europa rimane in prima linea nella transizione globale verso un'economia pulita", ha assicurato la leader dell'esecutivo Ue Ursula von der Leyen, come a voler rassicurare che la revisione non minerà gli obiettivi di transizione dell'Ue. Quella arrivata da Strasburgo è però una "breccia nel muro dell'ideologia", nelle parole del ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, che ha rivendicato il ruolo di Roma nel portare avanti la battaglia sul principio di neutralità tecnologica, oggi riconosciuto nelle norme riviste. Tuttavia "troppo poco", a detta del presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, che incalza l'Ue a "smettere di fare solo mezze cose: devono fare cose e oggi non le stanno facendo". Stellantis ritiene la scelta un primo passo che però "non affronta in modo significativo le questioni che il settore sta affrontando", in particolare per i veicoli commerciali, mentre viene apprezzato il sostegno per le piccole auto. Tra le altre flessibilità, Bruxelles concede un triennio - dal 2030 al 2032 - per conformarsi ai nuovi limiti di taglio emissioni e rivede al ribasso - dal 50% al 40% - anche l'obiettivo di riduzione delle emissioni per i furgoni entro il 2030. Insieme alla semplificazione di alcune norme del settore con risparmi stimati in oltre 700 milioni all'anno per l'industria, l'esecutivo comunitario lancia una nuova categoria normativa per i veicoli elettrici di piccole dimensioni - "lunghe fino a 4,2 metri" - che beneficeranno di vincoli normativi congelati per un decennio e che, "se prodotte in Ue", potranno essere usate dalle case auto come dei 'supercrediti' nel raggiungimento dei propri obiettivi di emissione a livello di flotta. Con un sostegno di 1,8 miliardi - di cui 1,5 miliardi con prestiti senza interessi già il prossimo anno - l'Ue annuncia il sostegno alla filiera delle batterie interamente prodotta nell'Ue, mentre propone anche target nazionali obbligatori per il 2030 e 2035 per le flotte aziendali, che rappresentano circa il 60% delle vendite di auto nuove in Ue. Pur lasciando ai singoli Paesi la libertà di decidere come raggiungerli. Secondo la proposta, l'Italia dovrà garantire una quota minima di veicoli aziendali a emissioni zero del 45% dal 2030 e dell'80% a partire dal 2035. Per l'associazione che rappresenta i costruttori di automobili in Ue (Acea) il piano annunciato oggi è un primo passo verso la creazione di un "percorso più pragmatico e flessibile" per la decarbonizzazione del settore. "Maggiore flessibilità e il riconoscimento della neutralità tecnologica" nella transizione del settore rappresentano un "cambiamento radicale rispetto alla normativa vigente", ha sottolineato la direttrice Sigrid de Vries

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