L'Indice RT in Italia scende a 1,08% e le regioni rosse premono per tornare in zona arancione, l'ISS predica calma

L'Indice RT in Italia scende a 1,08% e le regioni rosse premono per tornare in zona arancione, l'ISS predica calma

L'Indice RT in Italia scende a 1,08% e le regioni rosse premono per tornare in zona arancione, l'ISS predica calma


Lombardia, Piemonte e Toscana chiedono di poter riaprire subito tutti i negozi, i ristoranti resteranno chiusi. In arrivo il DPCM di Natale, con le norme per le feste: niente vacanze e no allo sci

I dati migliorano, la curva scende, tutti i parametri spingono per un allentamento delle misure anti-Covid 19. Esattamente come previsto dal sistema varato dal governo Conte, che ha introdotto i rigidi automatismi con cui stiamo imparando a convivere. Non solo e non tanto nei passaggi delle regioni da una zona di un determinato colore ad un’altra, ma soprattutto nell’applicazione delle relative norme. Oggi pomeriggio, prima che l’Istituto Superiore di Sanità certificasse la discesa dell’indice di trasmissibilità, l’RT, a 1,08% a livello nazionale, si è scatenata una vera e propria corsa dei presidenti di diverse regioni all’annuncio del prossimo downgrade, da rosso ad arancione.

Presidenti d’assalto

Il primo, il presidente toscano Giani, seguito a ruota dal governatore Veneto Zaia, che però è stato il primo a entrare nello specifico anche delle riaperture dei negozi. Poi, il presidente della Regione Piemonte, Cirio, che ha ufficializzato l’indice RT a 0,84 e chiesto immediati provvedimenti di conseguenza. Infine, il governatore lombardo, Fontana, che ha annunciato via Twitter il ritorno della sua regione in zona arancione, mantenendo solo un pudico “si attende la decisione del governo”, in chiusura di messaggio.

RT

L’Istituto Superiore di Sanità, da parte sua, pur certificando - come detto - un importante calo dell’RT, ha anche aggiunto che sono ben dieci le regioni italiane ad essere ancora oltre quota RT 1. Quasi a dire: piano con gli entusiasmi, oggi ancora del tutto ingiustificati.

Nessuna rivoluzione

Per essere più chiari, è bene ricordare che il passaggio da zona rossa a zona arancione comporterà sicuramente un complessivo allentamento delle misure, ma non certo un cambio radicale delle nostre abitudini nelle prossime settimane. La vera, unica grande differenza riguarderà i negozi, che potranno riaprire tutti e senza limitazioni. Peraltro, nel weekend resteranno chiusi quelli all’interno dei centri commerciali. Nelle regioni arancioni, al momento, non è prevista alcuna variazione e alcuna deroga al riguardo.

Bar e ristoranti chiusi

Niente da fare, ricordiamolo, per bar e ristoranti, che resteranno sempre chiusi. Verrà consentita la sola attività d’asporto, come già ora nelle zone rosse. Ci si potrà muovere senza autocertificazione nel comune di residenza, ma non lo si potrà lasciare, senza comprovati motivi.

DPCM di Natale

La lotta continua e guai ad abbassare la guardia: potrebbe essere la sintesi dei giorni in arrivo. Ancor più vero, se pensiamo al tono del DPCM allo studio del governo, per le cruciali settimane delle feste. È altamente probabile che sia previsto un insieme di norme tese a regolamentare in modo molto stringente le nostre attività in occasione di Natale e Capodanno, piuttosto che un alleggerimento festaiolo o vacanziero. Che ci sentiremmo, anzi, di escludere categoricamente.

Forti tensioni

Del resto, anche nella corsa di oggi ad annunciare le novità in arrivo, non è difficile intravedere la tensione di fondo fra governo e amministrazioni locali. Il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, non sembra essere assolutamente convinto della possibilità di mandare in classe i ragazzi delle superiori il 9 dicembre. Anche nelle regioni arancioni, infatti, le scuole superiori sono destinate a restare chiuse e se ne parlerà quasi certamente soltanto dopo la Befana.

Caos sci

Nessuna novità in arrivo, infine, sul fronte neve e montagna, anche se il governo è alle prese con un duplice problema. Da un lato, le forti resistenze all’interno dell’Unione Europea nel trovare una linea comune. L’Austria resta schierata contro la posizione italiana di chiusura degli impianti di risalita. Dall’altro, il tema ancor più delicato e complesso della Svizzera, che non ha alcuna intenzione di limitare l’attività sciistica a cavallo del Natale e di Capodanno. Una decisione che attirerebbe fatalmente gli amanti degli sport invernali delle vicine zone rosse e arancioni italiane. Un bel problema, risolvibile solo con un negoziato bilaterale dall’esito tutt’altro che certo.


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