Impronte di antichi coccodrilli sono state ritrovate sulle Alpi, sono vissuti dopo la grande estinzione di massa

Impronte di antichi coccodrilli sono state ritrovate sulle Alpi, sono vissuti dopo la grande estinzione di massa

Impronte di antichi coccodrilli sono state ritrovate sulle Alpi, sono vissuti dopo la grande estinzione di massa


Sulle Alpi piemontesi sono state ritrovate impronte di coccodrilli vissuti più di 250 milioni di anni fa

Le zampe che affondano nel fango. Una camminata vicino al delta di un fiume di 250 milioni di anni fa. E un misterioso rettile, simile a un coccodrillo, che si aggira là dove la vita sembrava essere impossibile. E' quanto raccontano le inedite impronte fossili ritrovate a 2.200 metri di quota sulle Alpi piemontesi, nella zona dell'Altopiano della Gardetta in provincia di Cuneo. Le avrebbe impresse un grande rettile di quattro metri, appartenente a una specie ancora ignota, appena pochi milioni di anni dopo la più grande estinzione di massa della storia. 


Lo studio

La scoperta, grazie allo studio italo-svizzero pubblicato sulla rivista PeerJ da geologi e paleontologi del Muse, il Museo delle Scienze di Trento, dell'Istituto e Museo di Paleontologia dell'Università' di Zurigo e delle Università di Torino, Roma Sapienza e Genova. "Tra le varie impronte di rettili rimaste impresse nella roccia quarzarenite, abbiamo trovato in particolare tre passi consecutivi", spiega Fabio Massimo Petti, esperto di orme fossili del Muse e primo autore dello studio. "Sono tre coppie di orme di zampe anteriori e posteriori, lunghe circa 30 centimetri e caratterizzate da una morfologia mai vista prima: è così unica da averci consentito la definizione di un nuovo tipo di impronta fossile che abbiamo denominato Isochirotherium gardettensis, in riferimento all'Altopiano della Gardetta dove è avvenuta la scoperta. Le orme - continua l'esperto - sono così ben conservate da mostrare perfino i segni lasciati dai cuscinetti carnosi presenti sotto le falangi: grazie a questi dettagli siamo riusciti a ricostruire lo scheletro degli arti". "Non è possibile conoscere con precisione l'identità' dell'organismo che ha lasciato le impronte - sottolinea il paleontologo Marco Romano dell'Universita' Sapienza di Roma - ma considerando la forma e la grandezza delle orme e altri caratteri anatomici ricavabili dallo studio della pista, si tratta verosimilmente di un rettile arcosauriforme di notevoli dimensioni, almeno quattro metri". L'animale stava probabilmente camminando sui fondali fangosi di un'antica linea di costa marina in prossimità di un delta fluviale. "Nel Triassico inferiore quest'area si trovava in prossimità dell'equatore", precisa Petti. "La mancanza di scheletri fossili aveva fatto ipotizzare che la zona fosse inospitale e che gli animali sopravvissuti all'estinzione di massa di fine Permiano fossero migrati verso altre latitudini: le nuove impronte, però, smentiscono questa teoria".


Gli scavi continuano

Maggior informazioni potranno riemergere da nuovi scavi. "La zona sembra essere molto promettente, anche se è molto difficile lavorarci: non solo per l'alta quota e le condizioni meteo, ma anche per la forte inclinazione del pendio", racconta il coordinatore del progetto Massimo Delfino, naturalista ed esperto di anfibi e rettili fossili all'Universita' di Torino. "La nostra prossima sfida sarà trovare la copertura finanziaria che garantisca una raccolta accurata ed esaustiva delle informazioni di importanza scientifica, la conservazione a lungo termine del patrimonio paleontologico della Gardetta e la sua valorizzazione in un'ottica di promozione culturale e turistica".





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