Il valzer dei commissari nella zona rossa della Calabria, dalle scuse di Cotticelli alle gaffe di Zuccatelli

Il valzer dei commissari nella zona rossa della Calabria, dalle scuse di Cotticelli alle gaffe di Zuccatelli

Il valzer dei commissari nella zona rossa della Calabria, dalle scuse di Cotticelli alle gaffe di Zuccatelli


Non c’è pace nella sanità calabrese, dopo il commissario che non sapeva di dover redigere il piano anti-Covid arriva quello che, a marzo, diceva che le mascherine non servivano a nulla e che per prendere il virus bisognava baciarsi per 15 minuti.

Il caso Cotticelli

La sanità calabrese, forse, avrà un nuovo commissario. Il terzo nel giro di una settimana. L’ideale sarebbe, prima di nominarlo, fare una bella ricerca in rete su post, video e dichiarazioni sul Covid. Cominciamo dal principio. Ed in principio fu Saverio Cotticelli. Ex generale, in pensione, dei Carabinieri, venne nominato Commissario, da Giuseppe Conte, nel dicembre del 2018. Intervistato venerdì scorso dalla trasmissione Titolo V, su Rai Tre, scopre, leggendo un documento, che il piano anti-Covid, non preparato in Calabria, doveva farlo proprio lui. Non lo sapeva. Fronte sudata, occhi perplessi sopra la mascherina sembrava una macchietta. Una scena imbarazzante, per non dire altro. Nel giro di qualche ora si dimette, ma il vero imbarazzo non tarda ad arrivare. Cerca una giustificazione alla figuraccia e, da Giletti a Non è l’Arena, dice testuale: “Mi hanno drogato? Non lo so. Dico solo che non sono stato bene. Non ho sospetti su nessuno, ma non ero lucido e non stavo bene”. La giustificazione sarebbe da studiare in tutte le Facoltà di Scienze della Comunicazione nel mondo. Alto esempio di come, dopo una figuraccia di quel genere, il silenzio, dovrebbe essere l’unica alternativa.

Le dichiarazioni del neo commissario Zuccatelli

Da Cotticelli si passa a Zuccatelli. Giuseppe Zuccatelli è un manager sanitario sulla cresta dell’onda da quarant’anni. Appena si siede nell’ufficio del suo predecessore in Calabria spuntano un paio di video agghiaccianti. Colui il quale dovrebbe la navigazione con timone dritto in una regione in “zona rossa” e dalla sanità disastrata da decenni, dice che “il virus lo becchi solo se ficchi la lingua in bocca ad uno per 15 minuti e la mascherina non serve a nulla”. Il neo commissario si è affrettato a dire che le sue affermazioni erano state estrapolate da una conversazione privata e risalivano al primo periodo della diffusione del contagio. Sarà pure così . Ognuno è libero di cambiare idea. Da no mask a difensore dell’uso delle mascherine il passo è breve. In Italia siamo degli esperti mondiali. Nel mesi della pandemia (già era stata così classificata dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità) abbiamo sentito professoroni dire che il Covid sarebbe stato solo un’influenza. Hanno cambiato idea quando i morti hanno cominciato ad essere un po’ troppi per “una semplice influenza”. Ad oggi siamo a 40mila. Non è il caso di Zuccatelli. Lui ha parlato solo, si fa per dire, di mascherine che non servivano a niente.

La difesa di Speranza 

Il ministro della Salute, Speranza, lo ha difeso, dicendo che sul video inopportuno si è scusato e che non si possono cancellare 30 anni di curriculum per un filmato rubato. Curriculum, giusto per essere precisi, fatto anche, due anni fa, di una candidatura con Leu, guarda caso lo stesso partito di Speranza. Nessuno si sogna di cancellare gli incarichi ricoperti da Zuccatelli. Certo è che il “commissario ad acta per l’attuazione del vigente Piano di rientro dai disavanzi del servizio sanitario della Regione Calabria” dovrà occuparsi anche di Covid. Aver detto che le mascherine non servono a nulla, anche se a marzo, è più che sufficiente per farlo alzare velocemente da quella poltrona. Non fosse altro per una questione di opportunità. L’ Italia è il paese degli incarichi. Zuccatelli ne troverà un altro. Per cortesia, almeno fino alla fine dell’emergenza Covid, in un settore che non abbia a che fare con mascherine e trasmissione di virus durante pandemie.

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