Il coronavirus in Giappone ha dimostrato che il telelavoro funziona e può essere una valida alternativa

Il coronavirus in Giappone ha dimostrato che il telelavoro funziona e può essere una valida alternativa

Il coronavirus in Giappone ha dimostrato che il telelavoro funziona e può essere una valida alternativa


In Giappone il telelavoro sembra, finalmente, avere successo vista l’emergenza coronavirus

I cambiamenti in Giappone

A causa del diffondersi del coronavirus, in Giappone, in particolare a Tokyo, si sono dovute prendere numerose misure di sicurezza e si sono dovuti apportare cambiamenti che hanno creato un senso di smarrimento in un popolo molto legato alla tradizione e alle abitudini. I due ambiti più colpiti sono stati la scuola e il lavoro. Infatti, è stata decisa la chiusura anticipata a livello nazionale delle scuole e il passaggio ad una nuova modalità di lavoro ovvero il telelavoro.

Il telelavoro in Giappone 

Il telelavoro è un modo alternativo di lavorare. È la possibilità di delocalizzarsi rispetto all’ufficio o all’azienda e, tramite l’impiego di strumenti informatici e telematici, continuare a lavorare, per esempio, da casa in maniera più flessibile sia per quanto riguarda l’organizzazione che le modalità. In Giappone, il telelavoro è visto come un’opportunità per far sì sia che le donne riescano a lavorare di più, senza rinunciare alla propria carriera per la famiglia, sia che gli uomini riescano a dare un maggiore contributo per i lavori domestici e nell’assistenza dei figli. Il governo ha cercato di rinnovare la spinta verso il telelavoro numerose volte nel corso degli ultimi anni sperando, inoltre, di alleggerire l’onere per il sistema di trasporto pubblico altamente congestionato. Tuttavia, il telelavoro non ha avuto particolare successo e lo scorso anno solo il 19% delle aziende lo ha adottato mentre a provarlo è stato solo l’8,5% dei dipendenti intervistati. Il problema è sembrato essere l’impatto che il telelavoro avrebbe sull’immagine del salary-man che dimostra la sua dedizione passando le ore alla sua scrivania in ufficio.

Il telelavoro e l’emergenza coronavirus

Vista l’emergenza coronavirus, al fine di evitare la repentina diffusione del virus, tuttavia, il telelavoro sembra acquistare un po’ di consenso. A testimonianza di ciò la vicenda di Yuki Sato, 35 anni, che attualmente sta sperimentando il telelavoro, e ha raccontato la sua storia al The Japan Times. Lavora per una start-up di Tokyo, Phybbit, che offre servizi per limitare le frodi digitali. Sato ha spiegato che lo svantaggio principale è il non poter dimostrare di lavorare sodo e il non poter essere motivato dai propri colleghi e superiori. Tuttavia, ha potuto riscontrare numerosi vantaggi, restando piacevolmente sorpreso. Le facilitazioni riguardano principalmente gli spostamenti e il maggior tempo che, di conseguenza, può dedicare a sua moglie e le loro figlie, anche loro a casa vista la chiusura delle scuole: “posso anche fare il bagno alle mie figlie la sera, è una cosa che non ho mai potuto fare nel corso della settimana perché non tornavo mai prima delle 8”. Il telelavoro, pertanto, potrebbe iniziare ad essere valutato come una buona opzione strategica adottabile dai manager che, tuttavia, sembrano ancora, in parte, riluttanti. Infatti, non tutte le aziende e i lavoratori hanno deciso di adottare questa forma di modalità di lavoro e non vi è alcuna garanzia che, una volta terminata l’emergenza coronavirus, le aziende continueranno a consentirla. In ogni caso, è possibile avere la certezza che questo periodo avrà un forte impatto nella percezione delle aziende che potrebbero iniziare a considerare il lavoro da casa un’opzione attraente. 


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