Il conflitto tra governo e regioni, tutti litigano sulle restrizioni del DPCM, in mezzo ci siamo noi

Il conflitto tra governo e regioni, tutti litigano sulle restrizioni del DPCM, in mezzo ci siamo noi

Il conflitto tra governo e regioni, tutti litigano sulle restrizioni del DPCM, in mezzo ci siamo noi


Litigi fino a tarda notte sui provvedimenti di Natale e Capodanno, la riforma del Titolo V della Costituzione, forse, non ha aiutato del tutto l'autonomia

Il bilancio di giornata è quello di un paese diviso.  Il giorno dopo il nuovo DPCM poco è cambiato. Le Regioni si schierano contro il governo ed il governo fa capire che mal sopporta le posizioni dei presidenti di Regione. "Stupore e rammarico" per il metodo con cui il governo ha approvato il decreto che fissa le regole per gli spostamenti a Natale, ha detto la Conferenza delle Regioni. Nessuna concessione all’ esecutivo. Si sottolinea che le "forti limitazioni" imposte a "spostamenti e relazioni sociali" dal 21 dicembre al 6 gennaio "rende di fatto pleonastico il pronunciamento su parti essenziali del Dpcm". I governatori contestano in particolare il "mancato confronto istituzionale" e sottolineano che nei provvedimenti "non si fa riferimento alcuno" ai ristori promessi dal governo per le attività che saranno sospese.


Il monito inascoltato di Mattarella

Alla faccia del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che, giusto un mese fa, aveva chiesto unità di intenti contro la pandemia. Lo aveva definito, addirittura, un dovere che presupponeva il fatto di mettere da parte partigianerie, protagonismi ed egoismi per l’obiettivo comune di difendere la salute delle persone. L’appello, come si è visto in questi 30 giorni è caduto nel vuoto. Ogni componente istituzionale sta giocando la propria partita. E lo fa, semplicemente, perché la Costituzione Italiana, glielo consente. Tutto sta nelle regole del gioco. La riforma del titolo V della Carta Costituzionale ha rappresentato la più grande riforma dal 1948 ad oggi. Era il 2001. Ha sovvertito su molte materie, per esempio la sanità, i rapporti tradizionali tra centro e periferia; tra Roma, tanto per intenderci, e le Regioni. Non accade così in nazioni che sono molto più federaliste di noi. Difficilmente in Germania i rappresentanti dei Lander protestano contro la Merkel. Nell’emergenza si sta tutti uniti e si combatte. I tedeschi, in questo, insegnano al mondo.


Le responsabilità del governo e delle regioni

Tornano alle vicende italiane non che il nostro governo non abbia delle responsabilità nella gestione della pandemia. Ne ha molte. Tentennamenti sulle decisioni, lungaggini - per usare un eufemismo - sui ristori, difficoltà di comunicazione con conferenze stampa notturne spostate di ora in ora. Per non tacere delle lotte interne tra falchi e colombe. Da un lato quelli del “tutto aperto” dall’ altro quelli del “tutto chiuso”. Insomma, non proprio una gestione specchiata della crisi in un epoca nella quale i cittadini, a prescindere dal credo politico, avrebbero solo bisogno di certezze. Dall’altra parte della barricata rispetto al governo, le Regioni.


Comici, spaventati, guerrieri

Qui, in molti casi, abbiamo assistito a spettacoli imbarazzanti. Assessori che sembrano arrivare da altri pianeti, senza la benché minima preparazione sulla materia che devono gestire; gli imitatori italiani hanno trovato il lavoro già fatto. Nessuna battuta da aggiungere. Basta riportare quanto detto nelle varie esternazioni televisive ed il pezzo comico è pronto. Poi ci sono i presidenti di Regione. Alcuni utilizzano la conferenza stampa quotidiana come palcoscenico per affinare le proprie doti da teatranti. Altri pensano di essere dei monarchi con poteri illimitati. Nel mezzo ci sono milioni di cittadini che guardano con molta perplessità questo spettacolo. E, purtroppo, ne pagheranno le conseguenze.


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