I libri più interessanti della settimana, tra “La misteriosa clinica di medicina orientale”, “L'amore mio non muore”, “1991” e “La solitudine è un problema secondario”

I libri più interessanti della settimana, tra “La misteriosa clinica di medicina orientale”, “L'amore mio non muore”, “1991” e “La solitudine è un problema secondario” Photo Credit: “La misteriosa clinica di medicina orientale” di Bae Myeongeun, Salani
22 giugno 2025, ore 08:00
Un mix di storie che si muovono su argomenti molto diversi, tra cultura orientale, storie d’amore tragico purtroppo reali, le origini di grandi personaggi letterari e la più classica ricerca della felicità
La chiusura di ogni settimana rappresenta da queste parti un appuntamento particolarmente interessante per gli amanti dei libri. È il frangente in cui andiamo alla scoperta delle letture più interessanti approdate di recente sugli scaffali.
Uno spazio che, nelle scorse occasioni ci ha permesso di muoverci tra volumi molto diversi tra loro, da “Sir Lewis” a “Scelgo tutto”, “Terra di anime spezzate” e “La pazienza del diavolo”, o ancora da “Il vincitore” a “Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve”, “La crepa del silenzio” e “Destino”.
Tutte letture che restano assolutamente valide e da recuperare, per rinforzare la propria borsa per il mare o lo zainetto per le escursioni in montagna. Ed è una lista in costante aggiornamento quella che riguarda i libri più interessanti della settimana. Un elenco a cui si aggiungo a questa tornata:
“La misteriosa clinica di medicina orientale” di Bae Myeongeun (Salani)
“L’amore mio non muore” di Roberto Saviano (Einaudi)
“1991” di Franck Thilliez (Fazi, Darkside)
“La solitudine è un problema secondario” di James Gould-Bourn (Mondadori)
LA MISTERIOSA CLINICA DI MEDICINA ORIENTALE, SPIRITI E CORPI VIAGGIANO IN TANDEM
Partiamo da un libro che mette ancora una volta sotto i riflettori la cultura orientale in tutto il suo splendore. Qualcosa che è già avvenuto in altre circostanze, come con “Lezioni di felicità al bistrot Saeki”, “Il destino è nel carattere” e “A Jeju nasce il vento” – in quest’ultima occasione abbiamo avuto modo di saperne di più sul libro dalle parole dell’autore stesso.
Ne “La misteriosa clinica di medicina orientale” di di Bae Myeongeun, pubblicato in Italia da Salani, troviamo un mix di elementi che rendono la lettura gradevole in ogni sua sfumatura. Una storia che mette sui piatti della bilancia due personalità agli antipodi. Da un lato Sujeong, anziana che aiuta pazienti vivi e non (anime, in sostanza) ad alleviare le proprie pene, che siano fisiche o spirituali. Per i primi tornano utili impacchi e infusi, per i secondi un aiuto nel mettere da parte quei rancori che fungono da ancora verso il mondo terreno, un gancio che gli impedisce di elevarsi. Dall’altro lato troviamo Seungbeom, medico di talento ma troppo attaccato al denaro che, allontanato da Seoul, si reca a Uhwa dove decide di stanziarsi con una sua clinica di medicina orientale. La convinzione (o speranza, a voi la scelta) è di fare un bel gruzzoletto.
Qualcosa non va come previsto però, considerando che la sua clinica resta vuota e quella dell’anziana viaggia a gonfie vele. Qual è il suo segreto? Una storia che porterà Seungbeom – animato sicuramente da propositi non troppo nobili – a indagare per scoprire da dove nasca la fortuna dell’anziana. Una ricerca che poi lo porterà a provare ad applicare il metodo scoperto, nel tentativo di ingraziarsi gli spiriti per ottenere il proprio tornaconto. Si innescherà così un percorso di crescita (forse anche involontaria) ma dai risvolti fortemente motivanti. L’ennesima prova, con questo libro, di quanto la letteratura orientale sappia regalare piccole perle brillanti, storie dalla saggezza finemente stipata all’interno delle pagine.
L’AMORE MIO NON MUORE, UNA TRAGICA STORIA D’AMORE REALE
Si cambia totalmente registro con la seconda proposta che arriva nella selezione dei libri più interessanti di questa settimana. Il ritorno sugli scaffali, recentemente, di un autore che con il suo lavoro ha portato alla luce numerose verità scomode.
Parliamo di Roberto Saviano, che con il suo “L’amore mio non muore” pubblicato da Einaudi, torna ancora una volta a porre il focus sul mondo della criminalità organizzata. O meglio, sulle conseguenze che può avere quest’ultima sulla vita di chi finisce per intercettarne le traiettorie. Un libro che ci riporta indietro nel tempo, agli anni ’70, e che racconta la storia di Rossella Casini. Una ventenne di Firenze che conduce una vita tranquilla, nonostante le tensioni politiche che agitano lo scenario italiano in quegli anni. Tutto lineare, almeno finché Rossella non conosce Francesco, studente calabrese fuori sede con cui si intreccia un legame forte da ambo le parti.
Una storia d’amore che però affonda le fondamenta in un terreno per nulla stabile, considerando che la famiglia di Francesco è legata a una cosca della ‘ndrangheta. Qualcosa che però non ferma Rossella, convinta com’è di poter cambiare il corso delle cose. Almeno fino al tragico epilogo, la sua sparizione datata 22 febbraio 1981. Un giorno dopo il quale di Rossella si perde ogni traccia e che, nonostante l’assenza del corpo, è riconosciuta dallo Stato come vittima di ‘ndrangheta.
Una nuova prova molto interessante da parte di Saviano, che rispolvera una storia dal passato e la riporta sotto i riflettori, tramandando in questo modo il ricordo di Rossella Casini anche tra le nuove generazioni lettori. La memoria come arma per combattere il male, all’interno di un romanzo che offre una prospettiva diversa da quelle canoniche che vedono protagonisti ora criminali, ora forze dell’ordine.
1991, GLI ESORDI DEL DETECTIVE FRANCK SHARKO
Le temperature cominciano a salire, con i termometri atmosferici che fanno segnare i primi picchi importanti. L’estate è ufficialmente arrivata, e allora per provare il giusto brivido si può puntare su un condizionatore o su un buon thriller.
Tra i libri più interessanti della settimana c’è da sempre un genere in particolare che nutre la passione degli appassionati, e che anche questa settimana vola alto con una grande firma. A sfamare gli amanti degli intrecci da brivido ci pensa Franck Thilliez con il suo nuovissimo “1991” edito da Fazi all’interno della collana Darkside. Un ritorno sulle scene molto atteso quello dell’autore francese, che negli ultimi anni si è imposto all’attenzione del pubblico nostrano con le edizioni italiane curate da Fazi di libri come “Norferville”, “Vertigine” e “Labirinti”.
Con questo libro si aprono anche per i lettori italici le danze del detective Franck Sharko, il protagonista della serie dello scrittore transalpino, con un turbinio di lancette all’indietro che ci riproietta a diverse decadi fa. Il Franck Sharko presentato in quest’occasione è un giovine di belle speranze che, fresco di scuola ispettori, arriva negli anni ‘90 alla sede dell’anticrimine di Parigi di Quai des Orfevres. E, da “esordiente”, è chiamato a occuparsi di tutti i compiti meno stuzzicanti. Qualcosa che lo porta a scavare nel passato all’interno dell’archivio, in cerca di indizi che gli permettano di risolvere un vecchio caso inerente fatti avvenuti tra il 1986 e il 1989. Tre donne rapite, uccise e abbandonate in campi di periferia, con l’assassino che gira ancora a piede libero. A sbloccare tutto potrebbe essere un indizio enigmatico, potenziale chiave di volta per mettere finalmente la parola fine alla vicenda.
È un tuffo nel passato a tutto tondo quello che aspetta i lettori, considerando i metodi analogici che a inizio anni ’90 rappresentavano gli unici strumenti a disposizione delle forze dell’ordine per risolvere casi. Una ricetta in cui l’intuito è l’ingrediente principale. L’uomo prima della macchina, in una storia dal forte impatto che accompagna chi si immerge tra le pagine del volume alla scoperta della verità.
LA SOLITUDINE È UN PROBLEMA SECONDARIO, LA FELICITÀ STA NELLE PICCOLE COSE
Chiudiamo con un ultima lettura che potremmo definire “di decelerazione”, vista la tipologia di contenuti che vengono messi in evidenza. Una storia che ci riporta a contatto con la realtà, o forse sarebbe meglio dire con la quotidianità.
Ne “La solitudine è un problema secondario” di James Gould-Bourn, edito da Mondadori, siamo a Birmingham-on-Sea, una cittadina collocata sulla costa inglese. Protagonista Ronnie Porter, un quarantaduenne che lavora alla stazione degli autobus e che da un po’ si occupa dell’ufficio oggetti smarriti (il titolo del libro, in originale, è per l’appunto “Lost & Found”, ndr). Per quanto, effettivamente, quello smarrito nei meandri della vita paia essere proprio lui.
Gli insegnamenti del padre, incapace a fidarsi del prossimo, hanno lasciato anche in Ronnie un solco bello profondo, che pare impossibile riempire. Eppure qualcosa comincia a cambiare quando Ronnie si trova nella condizione di adottare un cane. Una presenza che rappresenta il perfetto innesco di un cambiamento lento ma costante che, come la goccia che scava la pietra, porta il protagonista fuori dalla propria comfort zone. E che, forse, gli permetterà finalmente di godere di momenti di felicità che con il suo atteggiamento di chiusura si era sempre negato.
Un viaggio di scoperta delicato e avvolgente perfetto per chi cerca una storia densa e con la giusta dose di umorismo. E con il quid in più rappresentato da Hamlet, co-protagonista a quattro zampe.