I buoni propositi, storie di gioventù e di grandi ambizioni: i dietro le quinte del libro con l’autrice, Sabrina Gabriele

I buoni propositi, storie di gioventù e di grandi ambizioni: i dietro le quinte del libro con l’autrice, Sabrina Gabriele

I buoni propositi, storie di gioventù e di grandi ambizioni: i dietro le quinte del libro con l’autrice, Sabrina Gabriele Photo Credit: "I buoni propositi" di Sabrina Gabriele, Salani


Un racconto che si sviluppa in due momenti storici differenti, con gioventù diverse alle prese con i propri sogni da trasformare in realtà, e con realtà difficili da accettare e con cui fare i conti a tanti anni di distanza

Torna il fine settimana e si apre, sulle nostre pagine online, la parentesi dedicata al mondo dei libri. Il mese di settembre rappresenta un momento di ripartenza importante anche sul fronte delle novità pronte a posizionarsi sugli scaffali delle librerie, dopo il rallentamento fisiologico dell’estate e, nella fattispecie, del mese di agosto.

Un rallentamento che non ha però avuto ripercussioni sulla nostra serrata tabella di marcia, nello slalom costante tra i libri più interessanti (approfonditi nella rubrica domenicale) e gli approfondimenti con autori e autrici alla scoperta dei loro lavori. Come nel caso de “Gli omicidi dei tarocchi” di Barbara Baraldi o di “Morte di un Dio” di Emanuela Valentini, messi sotto la lente d’ingrandimento proprio nelle ultime settimane.

Come ogni sabato torna sotto i riflettori il momento dedicato agli addetti ai lavori, a coloro grazie ai quali e alle quali le storie prendono vita e progressivamente prendono forma. Oggi andiamo alla scoperta de “I buoni propositi”, edito da Salani, con la sua autrice, Sabrina Gabriele.


I BUONI PROPOSITI, UNA STORIA DI GRANDI AMBIZIONI E DIFFICILI REALTÀ

Ciao Sabrina, ti cedo subito la parola per introdurci alla narrativa del tuo libro: cosa troviamo ne “I buoni propositi”?

“Ne I buoni propositi troviamo una storia di amicizia, d’amore, di segreti e tradimenti. Ci troviamo le vite di tre studenti in tempo di guerra, i loro sogni e desideri, e poi, quasi quarant’anni dopo, le stesse vite intrecciate a quelle della nuova generazione, quella dei leggendari anni ’80. Ci scopriamo un armistizio arrivato in ritardo, un sogno andato perso e ritrovato in una pace nuova, scritta nella poesia di un presente vero.”


Com’è nata l’idea per questo romanzo?

“L’idea è nata da una domanda: dove vanno a finire i buoni propositi delle persone? I loro desideri, le loro ambizioni, ma anche i loro rimpianti? La risposta l’ho trovata nella storia di Vanni Maestri, il libraio che si fa protettore dei sogni altrui al fine di poter mettere da parte il suo, di rimpianto. Dopo la pubblicazione, alcune librerie hanno ripreso la tradizione descritta nel romanzo: hanno invitato i clienti a lasciare i loro buoni propositi, scritti su pezzetti di carta, fra le pagine delle copie del libro in esposizione. È qualcosa che mi tocca molto, il pensiero che un lettore possa acquistare il romanzo e trovarci dentro il desiderio di qualcun’altro, farsene custode e protettore, e allo stesso tempo farsi consolare da una connessione silenziosa con una vita sconosciuta.”


Possiamo dire che tu sia una globetrotter: nata Bergamo, hai studiato a Milano, sei stata a Londra e ora vivi a Parigi. Come mai la scelta di ambientare le vicende proprio a Bologna (e dintorni)?

“La prima stesura della scena d’apertura del romanzo è stata scritta di getto e lasciata in sospeso per settimane che sono diventate mesi. Durante questo periodo di stallo, mi sono chiesta in che città ci trovassimo, chi fossero i personaggi di quella prima scena, che cosa facessero, quali erano i loro obiettivi. Ho cominciato le mie indagini dal luogo: avevo talmente bene in testa la struttura architettonica della libreria che mi sono chiesta se non esistesse davvero un posto simile. Dopo ore di ricerca in rete, ho trovato una libreria storica a Bologna che presentava le stesse caratteristiche di quella che mi ero costruita io (l’indirizzo, per questioni di privacy, è poi stato modificato nella versione finale): sono partita da lì.”



BUONI PROPOSITI TRA PASSATO E PRESENTE

È una storia che si articola attraverso due periodi storici differenti, in un susseguirsi di flashback e flash forward. Un racconto che parla di amicizia, amore e molto altro, e che mette in primo piano la gioventù – che, per certi versi, non ha età, se vogliamo. Per quanto ognuno dei due periodi storici veda la gioventù del tempo comportarsi in maniera differente…

“La gioventù è uno dei grandi temi del romanzo. È il senso di possibilità, che la definisce. Quando si è giovani, poco importa in che periodo storico, le strade sono tutte aperte, tutto è possibile. Con gli anni, per mille ragioni (fisiologiche, sociali, culturali…) alcune strade non sembrano più percorribili. Quello che nel mio romanzo accomuna i giovani di generazioni diverse è il desiderio di dignità, il potersi proteggere dalla vergogna, ognuno come può: Vanni si rinchiude in un mondo di parole, a farsi protettore delle ambizioni di altri, Mirco e Agata, quarant’anni dopo, cercano di riparare ai danni delle vergogne di una generazione passata, segnata dalla guerra. Costanza, invece, comincia a vergognarsi in ritardo, e paga il prezzo del suo privilegio nella verità, che arriva soltanto nella seconda parte della sua vita. Il tema della vergogna, innescata da motivi diversi, è molto presente, ed è la ricerca della dignità e dell’armistizio con le proprie mancanze che muove i personaggi verso la pace. La gioventù, presente o passata, è la possibilità di redimersi.”


Si parla di “buoni propositi” nel corso della storia: che differenza c’è tra un buon proposito e un desiderio?

“Non voglio cercare le due definizioni nel dizionario, ma rispondere a cuore aperto: probabilmente mi sbaglio, ma per come la vedo io un buon proposito è qualcosa che implica un’azione, a volte uno o più sacrifici, una disciplina, mentre il desiderio sa di qualcosa che si spera arrivi dall’alto, gratuitamente, come vincere alla lotteria senza però mai giocarci. Entrambi sono validi, perché ognuno ha il diritto (e il dovere) di rendersi felice come può.”


Se il tuo libro fosse una canzone, quale sarebbe?

“È una bellissima domanda perché alcuni lettori mi hanno detto di aver trovato il romanzo molto cinematografico, e quindi mi dà l’opportunità di condividere una piccola colonna sonora per la lettura. Non tanto per il testo, quanto per l’atmosfera del pezzo, io direi “Perduto Amore (In cerca di te)” di Natalino Otto.”


“I buoni propositi”, come si suol dire, è stato consegnato alla storia. C’è già qualche altro progetto che bolle in pentola in prospettiva futura?

“Ho scritto la sceneggiatura di un lungometraggio che spero di poter vedere presto sui grandi schermi, ma non mi faccio nessuna illusione: se la pubblicazione di un romanzo è un piccolo miracolo, il cinema, anche per una questione legata ai tempi e all’investimento economico delle case di produzione, è uno di quei buoni propositi che potrebbe rimanere sospeso per molto a lungo. Ora sto lavorando a un nuovo romanzo: i personaggi si stanno svelando, l’intreccio si sta definendo. È la parte della scrittura che mi piace di più. Andarmene lontano, fra le parole.”



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