Governo, maggioranza divisa fra la caccia ai ‘costruttori’ e il clamoroso ritorno di fiamma con Renzi

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Governo, maggioranza divisa fra la caccia ai ‘costruttori’ e il clamoroso ritorno di fiamma con Renzi


Per risolvere la crisi, Italia viva prova a ricucire, ma Mastella e il Movimento Cinque Stelle dicono no, il Pd invece appare diviso

Al Senato è nato il gruppo Italia23, “per costruire uno spazio politico che ha come punto di riferimento Conte". Quindi l’operazione-responsabili è cominciata, appoggiata anche dall’intervento della Cei, secondo la quale "è il tempo dei costruttori e della speranza''. Nel frattempo però da diversi esponenti di Iv arrivano messaggi di pace, come se la porta per una ricomposizione fosse ancora aperta. M5S e Mastella però dicono subito no al rientro dell’ex premier, da parte sua il Pd ufficialmente respinge l’offerta ma non sono pochi gli esponenti Democratici che vorrebbero ‘vedere le carte’.


Il toto-responsabili

Intanto impazza il toto-numeri per il voto parlamentare della prossima settimana. A Palazzo Madama in particolare è caccia a quota 161, e sulla base delle ultime indiscrezioni, nonostante l’ottimismo che viene fatto filtrare da Palazzo Chigi, in realtà mancherebbero ancora 4/5 voti. “161”, lo ricordiamo, è la maggioranza assoluta considerando la presenza dei senatori a vita. È una “quota politica”, perché in virtù del regolamento basterebbe anche la cosiddetta maggioranza relativa per tirare a campare, ma con tutta evidenza significherebbe cominciare in maniera azzoppata in una fase in cui potrebbero pesare le assenze anche a causa della pandemia Covid. Ma spiegata la quota, vediamo il pallottoliere.

Il pallottoliere

Il premier può contare sulla carta sul sostegno di 151 senatori, ne mancano dunque almeno dieci per arrivare a quota 161. Si tratta del Movimento 5 Stelle con i suoi 92 senatori, dei 35 senatori Pd, 5 di Leu, 6 delle Autonomie, altri 9 senatori del gruppo Misto, tra cui i 4 di Maie, che hanno sempre votato con il governo: Buccarella, Cario, De Bonis, Di Marzio, Fantetti, Fattori (che ha appena aderito a Leu), Lonardo (la moglie di Mastella), Merlo, Ruotolo. Viene dato quasi per scontato anche l’appoggio dell’ex M5s Gregorio De Falco e di Tommaso Cerno, anche lui al Misto dopo essere stato eletto con il Pd. Se a questi si aggiungono i due senatori a vita, Elena Cattaneo e Mario Monti, che si esprimono di solito a favore dell’esecutivo, ecco che la maggioranza senza Italia Viva arriva, come si è detto, a 151. Si cercano dunque almeno dieci senatori, che Palazzo Chigi spera si possano materializzare martedì quando il premier chiederà la fiducia. Tra i senatori a vita nel mirino ci sono pure Giorgio Napolitano, Renzo Piano, Carlo Rubbia e Liliana Segre, che votano con l’esecutivo ma non sempre sono presenti in Aula. Al momento i pontieri sono al lavoro per convincere gli ex M5s: Tiziana Drago, Marinella Pacifico, Lello Ciampolillo, Carlo Martelli. Ma c’è anche il capitolo Italia Viva. I senatori renziani che potrebbero lasciare l’ex premier per appoggiare Conte sono sei: oltre a Riccardo Nencini, titolare del simbolo del Psi, circolano i nomi di Carbone, Comincini, Grimani, Conzatti e Vono (con le ultime due che però smentiscono). Insomma, è un susseguirsi di telefonate, ammiccamenti e offerte. E sarà così fino a martedì. 



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