Governo, l’era di Mario Draghi si chiude dopo 553 giorni, adesso Mattarella scioglierà il Parlamento

Governo, l’era di Mario Draghi si chiude dopo 553 giorni, adesso Mattarella scioglierà il Parlamento

Governo, l’era di Mario Draghi si chiude dopo 553 giorni, adesso Mattarella scioglierà il Parlamento


La data del voto anticipato su cui si sta ragionando è circoscritta al momento al mese di settembre e le ipotesi sono le domeniche 18 o 25, ma ci sono ancora dettagli da definire, come la valutazione sulla tempistica del voto degli italiani all'estero

Quello del governo Draghi - da oggi incarica solo per gli affari correnti dopo le dimissioni confermate dal premier - è stato il 67mo esecutivo della Repubblica italiana, il terzo della 18ma legislatura, dopo il Conte I e il Conte II. L'ex numero uno della Banca centrale europea è entrato in carica il 13 febbraio 2021, con la pandemia Covid in corso e un Pnrr da gestire, sostenuto da una larghissima maggioranza parlamentare, di "unità nazionale": il 17 febbraio dello scorso anno al Senato ha ottenuto la fiducia con 262 voti favorevoli, 40 contrari e 2 astenuti; il 18 febbraio, stesso risultato alla Camera, con 535 voti favorevoli, 56 contrari e 5 astenuti.


Il premier

Il premier è rimasto in carica per 553 giorni (18 mesi), una durata che lo colloca al ventesimo posto per permanenza a Palazzo Chigi dal 1948 ad oggi. Uno dei primi provvedimenti del Consiglio dei ministri, presieduto da draghi, il 22 febbraio, è la conferma del blocco degli spostamenti fra regioni, a causa del Covid, fino al 27 marzo.


Le riforme

Nel corso del governo di unità nazionale sono state approvate, diverse riforme che hanno riguardato lo sport, il codice dello spettacolo, la giustizia penale, la giustizia civile, il disegno di legge delega sulla riforma fiscale, 'ordinamento giudiziario, il Csm, le concessioni balneari.


La fiducia

Il governo Draghi ha posto la questione di fiducia 55 volte. La 56esima è stata la fiducia tecnica ottenuta solo da un terzo della sua larga maggioranza, un voto che lo ha portato alle dimissioni definitive rassegnate nelle mani del capo dello Stato. Nelle ultime tre legislature solo Matteo Renzi ha fatto meglio con 66 volte, terza posizione per Mario Monti con 51.


La crisi

La crisi di governo si è materializzata il 14 luglio scorso quando l'esecutivo ha posto la questione di fiducia sul dl Aiuti in Senato: in 172 hanno votato a favore, 39 i contrari. Il gruppo dei 61 senatori del M5s non ha partecipato al voto. Così il premier è salito al Colle per rassegnare le sue dimissioni che sono state respinte dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ieri a Palazzo Madama, il governo ha ottenuto appena 95 voti di fiducia, dopo che si sono sfilati i senatori della Lega, Forza Italia e M5s, certificando così la fine dell'esperienza draghi a Palazzo Chigi. Stamattina, l'epilogo finale: il premier è salito al Quirinale per rassegnare di nuovo le dimissioni, il suo governo resterà in carica per gli affari correnti. Mentre il presidente Mattarella ha convocato i presidenti delle Camere, in base alla procedura prevista dalla Costituzione per lo scioglimento delle Camere. Poi, si andrà alle urne.
 

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