Governo, Draghi dice no ad una fiducia solo di facciata e chiede un nuovo patto di unità nazionale

Governo, Draghi dice no ad una fiducia solo di facciata e chiede un nuovo patto di unità nazionale

Governo, Draghi dice no ad una fiducia solo di facciata e chiede un nuovo patto di unità nazionale


Domani il premier sarà alla Camera. Ma oggi tutto sarà più chiaro. Dopo l'intervento, si sta svolgendo il dibattito e intorno alle 19.30 un voto di fiducia che definirà il futuro dell’esecutivo, o la definitiva crisi, con lo scioglimento del Parlamento

Al Senato Mario Draghi si dice pronto a ripartire con un nuovo patto di fiducia. Ma ora è lui ad attendere una risposta dai parlamentari: "Voi siete pronti a ricostruire questo patto di fiducia? Siete pronti a confermare quello sforzo che avete compiuto nei primi mesi, e che poi si è affievolito?", chiede all'Aula del Senato. Con un quarto d'ora di ritardo, il premier ha preso la parola davanti ai senatori: "Le comunicazioni di oggi mi permettono di spiegare le ragioni di una scelta tanto sofferta quanto dovuta".


L’aula

In Aula c'è silenzio e il tono del premier è perentorio. Rivendica il risultati del suo governo: Le "riforme della giustizia, della concorrenza, del fisco, degli appalti oltre alla corposa agenda delle semplificazioni sono un passo essenziale per l'Italia. Ad oggi tutti gli obiettivi del Pnrr sono stati raggiunti". La voce si alza e anche lo sguardo dal foglio per ricordare che il Paese mostra segnali evidenti di contrarietà a una crisi di governo in questa fase. "Non votare la fiducia di un esecutivo di cui si fa parte è un gesto politico evidente. Non è possibile ignorarlo. L'unica strada se vogliamo ancora rimanere insieme è ricostruire daccapo questo patto. A chiederlo sono soprattutto gli italiani. Voi siete pronti a ricostruirlo? ". Nell'Aula esplode l'appaluso. Matteo Salvini rimane immobile. Come anche i senatori 5S.


Camera

Domani Draghi sarà alla Camera. Ma già oggi tutto sarà più chiaro. Dopo l'intervento, si sta svolgendo il dibattito, quindi la replica del presidente del Consiglio e intorno alle 19.30 un voto di fiducia che definirà il futuro del governo, o la definitiva crisi. Anche se i numeri non sembrano essere in discussione, sarà chi voterà a fare la differenza.


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