
Governo, dopo la pace con il presidente francese Macron la premier Meloni ha presieduto un vertice sulla Nato Photo Credit: Agenzia Fotogramma
05 giugno 2025, ore 14:43
Al summit del 24 e 25 giugno all'Aja la presidente del Consiglio annuncerà il raggiungimento della soglia del 2% delle spese militari rispetto al Pil, impegno che sarà assicurato prima al segretario generale della Nato Mark Rutte, ospite a Roma il 12 giugno
All'indomani della pace siglata con Emmanuel Macron, Giorgia Meloni ha presieduto un vertice di governo incentrato sui temi della Nato. Due fatti legati da un filo conduttore. Perché il riavvicinamento tra la premier e il presidente francese è stato anche dettato dalla necessità di fare fronte comune in Europa davanti ai timori di netti smarcamenti di Donald Trump dall'Alleanza Atlantica, parte di una strategia che il presidente americano non ha nascosto negli ultimi mesi e che potrebbe giungere al momento della verità in occasione del summit del 24 e 25 giugno all'Aja. In quella sede Meloni annuncerà il raggiungimento della soglia del 2% delle spese militari rispetto al Pil, impegno che sarà assicurato anche prima al segretario generale della Nato Mark Rutte, ospite della presidente del Consiglio il 12 giugno.
L’intenzione
L'intenzione, a quanto si apprende dopo la riunione riservata, è stata confermata al tavolo dei ministri riuniti a Palazzo Chigi, Antonio Tajani (Esteri), Matteo Salvini (Trasporti), Guido Crosetto (Difesa), Giancarlo Giorgetti (Economia) e Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy). È l'obiettivo dichiarato dal governo in questi mesi, raggiunto includendo nuove voci ai capitoli di spesa, compatibili con i parametri Nato, che sono diversi da quelli della Commissione Ue, in base ai quali - come affermato da Bruxelles nel documento sulle raccomandazioni all'Italia, nell'ambito del Semestre europeo - la spesa per la difesa è prevista all'1,3% del Pil sia nel 2024 sia nel 2025. Italia e Francia non sono fra i 16 Paesi Ue che hanno chiesto deroghe al Patto di stabilità per aumentare le spese della Difesa, nell'ambito del pacchetto ReArm-Readiness. E non è l'unico aspetto su cui appaiono allineate dopo l'incontro del disgelo, seguito a mesi di tensioni fra i due leader. All'indomani sono arrivati i ringraziamenti di Macron a Meloni per "un ottimo incontro che ci ha permesso di approfondire il nostro coordinamento per far avanzare insieme l'agenda franco-italiana ed europea. L'Europa si costruisce attraverso il dialogo e l'azione". La premier ha definito il lungo faccia a faccia "molto utile per rafforzare il dialogo e il coordinamento tra Italia e Francia di fronte alle crescenti sfide comuni".
Il bilaterale
Il bilaterale è andato bene, secondo il bilancio che circola in ambienti di governo: i due avrebbero stabilito che, al di là delle posizioni che possono essere diverse, il dissenso deve restare entro certi limiti. E comunque tra i fedelissimi della premier si osserva che già era una vittoria ricevere la visita del francese. Di certo il bilaterale non è stato di quelli accompagnati da valanghe di commenti entusiasti nel centrodestra. Particolarmente freddi, dietro le quinte, quelle dei leghisti, che hanno in Macron uno dei bersagli internazionali privilegiati. Ora le convergenze annunciate saranno messe alla prova dai prossimi snodi geopolitici, dai negoziati sull'Ucraina e quelli fra Ue e Usa sui dazi, con il summit Nato che arriverà dieci giorni dopo quello, non meno delicato, del G7 in Canada. "Ognuno sussurra ad un orecchio del presidente americano" è la sintesi che ha fatto la tv francese BFM: "Macron sull'Ucraina, Meloni sui dazi".
L’invito
Sul tavolo ci sarebbe anche l'invito al presidente francese a partecipare alla conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina organizzata dall'Italia a luglio. "Non sappiamo ancora" se parteciperà, "c'è ancora tempo", ha spiegato Tajani. "Noi - ha sottolineato il vicepremier - dobbiamo fare di tutto perché il ponte tra l'Italia e l'Europa e gli Stati Uniti rimanga un ponte solido. A volte bisogna anche avere una posizione ferma, non dobbiamo dire sempre sì. Su alcune questioni gli americani hanno ragione, penso alle spese per la Difesa, perché noi abbiamo speso sempre meno di quanto hanno speso loro ed abbiamo sempre avuto la loro protezione. Ora noi abbiamo anche il dovere di proteggerci da soli, fare il secondo pilastro della Nato".