
Giustizia, la separazione delle carriere in Aula tra le polemiche. Pd-5S-Avs: forzatura inaccettabile Photo Credit: Agenzia Fotogramma
19 giugno 2025, ore 15:30
La maggioranza invece parla di "norma epocale". "Entro fine mese" è la dead line che il centrodestra si dà per la seconda lettura. E alla terza si potrebbe arrivare a fine anno. Ai primi mesi del 2026 la quarta lettura e il referendum confermativo in primavera
La riforma per la separazione delle carriere dei magistrati e per l'istituzione dell'Alta Corte disciplinare è approdata nell'Aula di Palazzo Madama tra mille polemiche. Senza che si sia concluso l'iter in Commissione Affari Costituzionale e con l'opposizione che parla di "inaccettabile forzatura". Mentre la maggioranza difende il provvedimento parlando di "norma epocale".
La seduta
In una seduta d'Aula durata ininterrottamente 8 ore si sono presentate e poi sono state respinte (110 no, 52 sì e 3 astenuti) le 3 pregiudiziali di costituzionalità di Pd, Avs e M5S - con l'astensione del senatore Pd Pier Ferdinando Casini che, in dissenso dal gruppo, non considera incostituzionale il ddl pur criticandolo nel merito - e si è dato il via alla discussione generale la cui durata complessiva si calcola in oltre 10 ore. L'idea è quella di chiuderla per martedì o mercoledì, visto che oggi i senatori sono impegnati con il Giubileo dei parlamentari e che martedì ci sono le comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio Ue. Poi, si devono fare i conti con i 1.363 emendamenti ripresentati per l'Aula, anche se il centrodestra minimizza dando per scontato il ricorso al 'canguro': tecnica che consente di votare gli emendamenti raggruppando quelli uguali e di contenuto analogo. Una volta approvato o bocciato il primo, decadono tutti gli altri.
La lettura
"Entro fine mese" è comunque la dead line che la maggioranza si dà per la seconda lettura. E alla terza, cioè al ritorno alla Camera, dice il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, "si potrebbe arrivare a fine anno. Ai primi mesi del 2026 in quarta lettura e al referendum confermativo in primavera". Referendum sul quale il centrosinistra ironizza facendo riferimento ai recenti 'inviti ad andare al mare' rivolti dal centrodestra per quelli di Cgil e cittadinanza. Pd, M5s e Avs criticano prima di tutto "la forzatura" sui tempi. L'iter in Commissione infatti "non si è concluso e il testo è arrivato in Aula nella data fissata dalla Capigruppo". Ma il presidente della Commissione Affari Costituzionali Alberto Balboni (FdI) respinge l'accusa ricordando come lo spazio per il confronto ci sia stato visto che dal 29 gennaio, data di incardinamento del ddl, si siano tenute "32 sedute di Commissione, 6 di Ufficio di Presidenza, 29 audizioni e la discussione generale sia andata avanti per 6 sedute con 27 interventi".
Le opposizioni
Dal Pd Walter Verini sottolinea come la prima "a chiedere la separazione delle carriere fu la P2". Nel M5S si osserva come la riforma indebolisca i magistrati e suoni come "vendetta" contro le toghe. Tra i più citati Falcone e Borsellino che ognuno tenta di portare dalla propria parte. "Vogliono assoggettare i Pm all'Esecutivo", dichiarano Ilaria Cucchi e Peppe De Cristofaro (Avs) rimarcando come il passaggio da Pm a giudice e viceversa, riguardi appena lo 0,2% dei magistrati. La riforma, che ora prevede 2 concorsi e 2 Csm diversi, con tanto di sorteggio per entrare e l'Alta Corte disciplinare, tiene il Parlamento occupato da anni: nella XIII legislatura con la Commissione D'Alema; nella XVI, con il governo Berlusconi, anche se il ddl non arrivò all'esame dell'Aula della Camera; nella XVIII ma la pdl si esaminò solo in Commissione. Infine la legge Cartabia che stabilì limiti molto stringenti alla possibilità di cambiare funzione.