
Giovanni Brusca è libero, grazie alla legge sui collaboratori di giustizia voluta da Giovanni Falcone Photo Credit: agenzuia ipa
05 giugno 2025, ore 15:00 , agg. alle 15:26
A fine maggio la conclusione dei quattro anni di libertà vigilata per l'autore di un centinaio di omicidi, e responsabile della esplosione di Capaci del 1992
Il boia è libero per una legge voluta una delle sue vittime Giovani Falcone, un destino che sa di beffa, anche e soprattutto per i parenti di chi morì per l'esplosione del 23 maggio del 1992 in cui scomparvero Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta. Giovanni Brusca è libero, lo “scannacristiani” di cosa nostra , autore di un centinaio di omicidi, il più toccante quello del piccolo Matteo, sciolto nell’acido. A fine maggio sono trascorsi i 4 anni di libertà vigilata impostigli dalla magistratura di sorveglianza, debito residuo con la giustizia del boss di San Giuseppe Jato che dopo l'arresto e dopo un primo falso pentimento, decise di collaborare con la giustizia. Giovanni Brusca, il boia di Capaci, è il capomafia che azionò il telecomando che innescò l'esplosione il 23 maggio del 1992 e che , dopo l'arresto e dopo un primo falso pentimento, decise di collaborare con la giustizia.
Su Brusca polemiche dalla sua scarcerazione
Già la sua scarcerazione, nel 2021, fu seguita da un vespaio di polemiche, sollevate dai familiari delle vittime di Cosa Nostra, ma non solo. E ora c’è da aspettarsene di nuove, più feroci. Eppure Brusca è libero in applicazione di una legge, quella sui collaboratori di giustizia, di cui Giovanni Falcone è stato l’architetto intellettuale e principale promotore. Un compromesso tra le necessità di repressione della criminalità organizzata e la concessione di benefici a chi dimostra di dissociarsi, contribuendo alle indagini. In questo l’ex magistrato fu un antesignano, immaginando che solo la collaborazione di un uomo integrato a Cosa Nostra potesse penetrare e servire per il lavoro della magistratura. Del resto lo stesso Brusca fu arrestato grazie alle soffiate di pentiti.
Le parole di Maria Falcone
Come cittadina e come sorella, non posso nascondere il dolore e la profonda amarezza che questo momento inevitabilmente riapre. Ma come donna delle Istituzioni sento anche il dovere di affermare con forza che questa è la legge. Una legge, quella sui collaboratori di giustizia, voluta da Giovanni, e ritenuta indispensabile per scardinare le organizzazioni mafiose dall'interno". Lo ha detto Maria Falcone sorella di Giovanni Falcone, ricordando che Brusca "ha beneficiato di questa normativa, ha avuto un percorso di collaborazione con la giustizia che ha avuto un impatto significativo sulla lotta contro Cosa Nostra".
Brusca lontano dalla Sicilia
I parenti di Montinaro, di Morvillo, hanno già espresso il loro intimo malumore per la notizia. Ora Giovanni Brusca non è una persona per bene, dicono, ma può essere libero e non è una cosa sopportabile. Brusca rimarrà sotto copertura, lontano dalla Sicilia, con tutta probabilità negli stessi luoghi dove è stato in semilibertà.
Il pentimento
"Mi colpì quando, uscendo dalla questura per essere portato in carcere, trovai fuori dal portone gente normale, gente onesta, che applaudiva i poliziotti, urlava e mi gridava dietro cose irripetibili: mostro, bestia e altre cose simili. Ecco, per la prima volta toccavo con mano quello che realmente le persone pensavano di me. Quando finalmente ho preso coscienza del male che ho fatto, allora per me è stato come entrare in un incubo senza fine". Sono le parole del collaboratore di giustizia Giovanni Brusca, raccontate tempo fa nel libro "Uno così, Giovanni Brusca si racconta" di don Marcello Cozzi edito da San Paolo. “Mi sono chiesto tante volte cosa significa chiedere perdono per la morte del piccolo Matteo. Non lo so. Mi accusano spesso di non mostrare esternamente il mio pentimento, ma io so che per un omicidio come questo non c'è perdono", diceva Giovanni Brusca.