
Gemona del Friuli.la morte di Alessandro Venier con molti lati ancora da chiarire, madre e compagna devono chiarire Photo Credit: agenzia ansa
05 agosto 2025, ore 16:48
Un carattere violento, l'uomo voleva rifugiarsi in Colombia con la bambina, per evitare il carcere la complicità tra madre e nuora resta da dimostrare
I nuovi elementi che possono cambiano tutto
Sono i nuovi elementi destinati a sconvolgere il quadro investigativo di una vicenda che per adesso ruota solo attorno alla confessione della madre, Lorena Venier. Anche per questo i legali delle donne accusate dell’omicidio attendono l’esame autoptico al quale parteciperà anche un perito della difesa. Ma un altro elemento che andrà chiarito emerge da una dichiarazione dall’avvocata Federica Tosel. «La mia assistita — afferma — presenta sulle braccia diversi lividi recenti. Alla domanda come se li fosse procurati, ha replicato che glieli aveva fatti sua suocera». Fosse vero, sarebbe da ricalibrare parte della narrazione della donna, Lorena Venier, laddove la stessa ha più volte parlato del rapporto più che buono con la nuora che, tra l’altro, avrebbe sempre difeso dai brutali atti i di violenza di Alessandro. La madre al pm aveva poi riferito che «la vita di Mailyn era in pericolo» e che dunque «o agivamo subito oppure, all’estero, senza di me, l’avrebbe finita». La madre ha riferito infatti che Alessandro aveva comunicato che il giorno seguente l’omicidio si sarebbe trasferito definitivamente in Colombia. L’uomo voleva fuggire in tempo, portando con sé la compagna e la figlioletta (che sarà data in affido ai nonni), prima che una condanna per lesioni personali gravi — un episodio extra familiare — diventasse definitiva, facendolo andare ingalera.
La ricostruzione della madre
Per questo, aveva aggiunto la madre, «dovevamo ucciderlo prima». Ma anche questa versione striderebbe con le poche parole che la nuora è riuscita a dire, tanto — spiega ancora Tosel — era confusa e incapace di reggere un dialogo. «Quando le ho chiesto se era contenta di andare in Colombia mi ha risposto di sì, che ci sarebbe andata con la bambina». Già, confusa, forse stordita dai farmaci che assume per una grave forma di depressione (è seguita dal Centro di salute mentale). Molti i «non lo so» e altrettanti i silenzi davanti al Gip. Insomma, l’opposto della suocera che è stata un vero fiume in piena. Più volte ha ribadito che l’omicidio è stato opera di entrambe, che la nuora è stata l’istigatrice e lei l’organizzatrice. E quanto ha raccontato agli inquirenti lei stessa lo ha definito una «cosa mostruosa»: dettagli raccapriccianti da film dell’orrore. Un atto scattato il venerdì sera quando l’uomo — con diversi precedenti, violento, esibizionista, dedito all’alcol e alla droga, licenziato per avere picchiato un collega, un altro processo per detenzione di armi — è rincasato e come spesso avveniva ha dato vita a un alterco.
Due iniezioni di insulina per narcotizzare la vittima
«Prima — è stato l’agghiacciante racconto della madre — lo abbiamo narcotizzato con un farmaco sciolto in una limonata ma era ancora vivo. Allora gli ho fatto due iniezioni di insulina per essere certa che non si sarebbe svegliato e che dunque non avrebbe reagito. Quando siamo state sicure che era in un sonno profondo abbiamo provato a soffocarlo, ma non ci siamo riuscite a mani nude. E a quel punto Mailyn ha preso i lacci delle scarpe, finendolo». La madre aveva acquistato la calce su Amazon, per prepararsi al terribile omicidio.