Gaza City: l'invasione israeliana prosegue, nella Striscia è stata ufficialmente dichiarata la carestia

Gaza City: l'invasione israeliana prosegue, nella Striscia è stata ufficialmente dichiarata la carestia Photo Credit: Ansa/
22 agosto 2025, ore 13:28
Israele vuole spaccare in due la CIsgiordania, con nuovi insediamenti a est di Gerusalemme, con circa 3500 nuove abitazioni per decine di migliaia di persone
Un numero indefinito di vittime sta accompagnando le operazioni israeliane a Gaza City, con i vertici militari che ricordano come sia fondamentale il rilascio degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas per ogni trattativa. Ma la strategia di Israele è chiara. Impedire comunque uno stato palestinese, spostando chi è rimasto a Gaza verso i confini con l’Egitto. Poche ore prima del via all'invasione era stata un'altra decisione ad attirare le condanne della comunità internazionale: l'approvazione della costruzione di nuove colonie nel cosiddetto blocco E1, a est di Gerusalemme.
La ripresa degli insediamenti in Cisgiordania
Ecco la mossa che di fatto spaccherebbe in due la Cisgiordania, rendendo quasi impossibile immaginare in futuro la nascita di uno Stato palestinese. Il progetto è da decenni una bandiera dell'estrema destra israeliana, che con il governo Netanyahu ha un ruolo determinante nel mantenere il primo ministro al potere. Il blocco E1 è al centro di discussioni e progetti colonialistici già dagli anni Novanta, ma finora le pressioni della comunità internazionale – specialmente degli Stati Uniti – avevano impedito l'occupazione.
Cos'è il Blocco E1
Il cosiddetto blocco E1 – sigla che sta per East 1 – è un corridoio di 12 chilometri quadrati a est di Gerusalemme. È una porzione di territorio strategica perché, se controllata e abitata da israeliani, collegherebbe la città a Ma'ale Adummim, il più grande degli insediamenti illegali di Israele in territorio palestinese, con quasi 40mila abitanti. Il progetto di Tel Aviv sarebbe di costruire 3.401 abitazioni, per decine di migliaia di persone.
I bombardamenti non si fermano
«I bombardamenti continuano a essere uditi ininterrottamente. Alcuni sono lontani, altri più vicini. Esplosioni si sono verificate a 500 metri dalla parrocchia. I bisogni di ogni genere della popolazione civile sono urgenti»: lo racconta il parroco di Gaza, padre Gabriel Romanelli, sui social, facendo il punto della situazione nel quartiere di Al Zaitoun, dove è situata la parrocchia della Sacra Famiglia, a Gaza City. La parrocchia, che attualmente ospita 450 sfollati cristiani, insiste nella zona detta «Città vecchia».
Una carestia che minaccia oltre 100.000 bambini
La carestia a Gaza è «interamente provocata dall'uomo» e le vite di 132.000 bimbi sotto i cinque anni sono a rischio a causa della malnutrizione. Questo è quanto si legge nel rapporto dell'Integrated Food Security Phase Classification (Ipc), sistema globale di monitoraggio della fame sostenuto dall'Onu, cha ha dichiarato ufficialmente lo stato di carestia nella Striscia a causa del blocco degli aiuti da parte di Israele. «Il tempo del dibattito e dell'esitazione è passato, la fame è presente e si sta diffondendo rapidamente», afferma il rapporto.