Esecutivo, alla fine Renzi strappa e ritira la delegazione di Italia viva: è crisi formale di governo

Esecutivo, alla fine Renzi strappa e ritira la delegazione di Italia viva: è crisi formale di governo

Esecutivo, alla fine Renzi strappa e ritira la delegazione di Italia viva: è crisi formale di governo


Adesso la palla passa nel campo del premier Conte e naturalmente del Capo dello Stato Mattarella

In una conferenza stampa a Montecitorio cominciata intorno alle 18.20, con quasi un'ora di ritardo rispetto all'orario fissato, Matteo Renzi ha annunciato le dimissioni delle ministre Teresa Bellanova, Elena Bonetti e del sottosegretario Ivan Scalfarotto. Un atto che apre formalmente la crisi di governo, sebbene fino all'ultimo il Pd abbia provato a mediare e lo stesso premier Conte abbia lavorato a un documento comune da far sottoscrivere agli alleati per rilanciare la maggioranza. "Crisi aperta da mesi e non da noi", ha detto il leader di Italia viva. Che ha aggiunto: "Abbiamo fiducia in Mattarella". Ma il Pd attacca: "È un grave errore, lo pagheremo tutti", dichiara il vicesegretario Pd Andrea Orlando. "Ora si aprono tutti gli scenari", avvisa il ministro Democratico Vincenzo Amendola.


La salita al Colle

Proprio al Capo dello Stato il premier oggi ha riferito, salendo al Quirinale, le decisioni del cdm di ieri e lo stato dei rapporti della coalizione. Il presidente della Repubblica ha sottolineato la necessità di uscire velocemente da questa condizione di incertezza. Tornando a piedi a Palazzo Chigi Conte, intercettato dai cronisti, si è limitato a commentare: "Crisi? Spero di no". Poco prima dell'incontro con Mattarella Conte aveva sentito il segretario Pd Nicola Zingaretti. A conferma di quanto, in queste ore, si sia tentato l'impossibile, c'è il lavoro di Roberto Gualtieri. Il ministro dell'Economia ha riaperto, di nuovo, il documento del Recovery Plan cercando di venire incontro alle nuove richieste sull'Agricoltura fatte ieri da Bellanova. 


Gli sviluppi

Di fatto se davvero, come sostengono nel Pd, un governo dimissionario non può far votare in aula lo scostamento di Bilancio, Conte dovrebbe restare in carica fino al voto in Parlamento che permetterà di varare il decreto Ristori. Renzi ha già promesso che appoggerà sia l'uno che l'altro, così come dirà sì al Recovery. Quindi, ci sarebbe un po' di tempo ancora per trattare. Il voto sullo scostamento è previsto per il 20 gennaio alle Camere. Uscita oggi la delegazione di Italia viva, il governo deve restare comunque in carica per approvare la richiesta nel Consiglio dei ministri previsto domani o al massimo venerdì. Ci sono quindi - forse - dalle 24 alle 36 ore di tempo, per trovare un punto di equilibrio che consenta di evitare una crisi al buio.   


Le ultime trattative

Ieri notte, gli spazi di mediazione apparivano ormai consunti. Lo scontro durante l’ultimo Consiglio dei ministri, ha mostrato quanto opposti siano i punti di vista tra renziani da una parte, Pd, 5 stelle e Leu dall'altra. E mentre Giuseppe Conte è a caccia di Responsabili per costruirsi una maggioranza alternativa in Senato, il Pd ha continuato a insistere per tutto il giorno sulla ripresa delle trattative con Iv, come ha detto il segretario Nicola Zingaretti: "Riprenda il dialogo e il patto di legislatura". Più esplicito nell'esprimere il no ai Responsabili è stato il capogruppo al Senato Andrea Marcucci: "Serve maggioranza con Iv". Di diverso parere invece Beppe Grillo che ha aperto a un governo più largo rilanciando su Facebook la lettera del deputato cinquestelle Giorgio Trizzino: "Ora patto fra tutti i partiti per il bene dell'Italia". Precisando subito dopo: "Chiaramente con Conte". Intanto i senatori di Forza Italia si sono riuniti per confermare la fedeltà all'alleanza di centrodestra.  

Oggi è stato anche il giorno degli appelli alla responsabilità, se non per reale convinzione, quanto meno per dimostrare di aver tentato fino in fondo. A partire da Luigi Di Maio: "Facciano tutti un passo indietro per amore del Paese", "La vera crisi la stanno vivendo gli italiani, non la politica", manda a dire stamattina. "Usiamo il metodo Recovery per appianare i contrasti" ha proposto del ministro degli Affari europei Vincenzo Amendola. Alla fine troppo poco, e troppo tardi.








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