Entra in vigore la tregua a Gaza. Oggi liberi i primi ostaggi, nella Striscia entrano gli aiuti umanitari

Entra in vigore la tregua a Gaza. Oggi liberi i primi ostaggi, nella Striscia entrano gli aiuti umanitari

Entra in vigore la tregua a Gaza. Oggi liberi i primi ostaggi, nella Striscia entrano gli aiuti umanitari Photo Credit: AgenziaFotogramma.it


L'intesa è scattata alle 10.15 italiane. Oggi saranno liberate tre donne. Migliaia di sfollati rientrano nelle loro case. Intanto l'ultradestra abbandona il governo Netanyahu

C’è chi esulta, chi prega, chi cammina, come le migliaia di sfollati che stanno tornando nelle loro case. A Gaza i bombardamenti si sono fermati. Il cessate il fuoco è entrato in vigore alle 10.15 italiane, slittato di circa tre ore rispetto a quanto pattuito. Tempo in cui Israele ha colpito con nuovi raid "obiettivi terroristici", uccidendo, secondo l'ultimo bilancio, almeno 13 persone. Un rinvio della tregua dovuto al ritardo di Hamas nel consegnare la lista degli ostaggi da liberare. Le prime a tornare a casa, oggi, saranno tre giovani donne. Si tratta di Romi Gonen, 24 anni, rapita mentre partecipava al Nova Festival; l'anglo-israeliana Emily Damari, 28 anni, presa durante l'attacco del 7 ottobre; Doron Steinbrecher, 31 anni, prelevata dal kibbutz in cui viveva. Il loro rilascio dovrebbe avvenire nel pomeriggio. In cambio Israele libererà 90 detenute palestinesi.

L'INGRESSO DEGLI AIUTI UMANITARI

Intanto nella Striscia entrano aiuti umanitari. L’Egitto ha aperto il valico di Rafah per consentire l’ingresso di cinquanta ambulanze e dei primi cento camion che trasportano beni di prima necessità, come cibo, medicine, abiti. Si stima che ce ne siano almeno altri duemila pronti a portare aiuto alla popolazione, stremata dalla guerra, dalla fame, dal freddo, dalla mancanza di presidi sanitari. Secondo il Ministero della Salute, controllato da Hamas, fino all'entrata in vigore della tregua sono state 46.913 le persone uccise a Gaza.


LA CRISI NEL GOVERNO ISRAELIANO

In Israele invece è sempre più nera la crisi di governo, con i malumori dell'ultradestra, che critica Benjamin Netanyahu per aver accettato la tregua. Potere ebraico, il partito a cui fa riferimento il ministro della sicurezza nazionale Ben Gvir, è uscito dalla coalizione che sosteneva il premier, che è stato attaccato duramente anche dal ministro Bezalel Smotrich. "Rovescerò il governo se Israele non tornerà a combattere in un modo che ci porti a prendere il controllo dell'intera Striscia e a governarla" ha dichiarato Smotrich alla radio dell'esercito. 


TAJANI DOMANI IN ISRAELE E CISGIORDANIA

"Tutte le parti devono fare il massimo perchè il cessate il fuoco possa consolidarsi" ha detto poco fa il Ministro degli Esteri Antonio Tajani, spiegando che domani sarà in Israele e poi in Cisgiordania "per sostenere la pace e incoraggiare questa tregua ancora molto fragile". Anche Papa Francesco ha lanciato un appello affinché l'accordo venga rispettato, auspicando che le autorità politiche di Israele e Palestina possano raggiungere una soluzione a due Stati. "Esprimo gratitudine a tutti i mediatori" ha aggiunto il Pontefice "è un bel lavoro mediare perché si faccia la pace".



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