Diritti umani, la Cina utilizza influencer per mascherare le violazioni, lo denuncia un rapporto

Diritti umani, la Cina utilizza influencer per mascherare le violazioni, lo denuncia un rapporto

Diritti umani, la Cina utilizza influencer per mascherare le violazioni, lo denuncia un rapporto


Un rapporto pubblicato dall'Australian Strategic Policy Institute denuncia l’utilizzo degli influencer per mascherare le violazioni sui diritti umani in Cina

Secondo un rapporto pubblicato dall'Australian Strategic Policy Institute, il Partito Comunista Cinese sta utilizzando gli influencer dei social media provenienti da regioni in difficoltà come lo Xinjiang, il Tibet e la Mongolia per mascherare le violazioni dei diritti umani attraverso una campagna di propaganda sempre più sofisticata. Si tratta di video pubblicati sulle principali piattaforme che fanno parte di una sofisticata campagna di propaganda.


La repressione

Il governo di Xi Jinping ha portato all’aumento dell’oppressione delle minoranze etniche da parte del PCC, con pesanti repressioni nello Xinjiang, nel Tibet e nella Mongolia interna. Un recente rapporto delle Nazioni Unite ha messo in evidenza che c'era la probabilità che la Cina stesse commettendo crimini contro l'umanità nello Xinjiang. Ovviamente il governo di Pechino ha negato le accuse. Si parla di oltre 1 milione di persone detenute nei campi di rieducazione, di soppressione delle attività religiose e culturali e affermato che le politiche messe in atto servono a contrastare l'estremismo e alleviare la povertà.


L’uso degli influencer

La propaganda del governo cinese spesso non è risultata convincente, si legge nel rapporto e per questo, Pechino ha sfruttato la popolarità degli influencer dei social media per dare un’immagine migliore della Cina, anche sotto l'aspetto dei diritti umani. Quello più recente, realizzato Australian Strategic Policy Institute mette in evidenza che “la presentazione dell'influencer ha un aspetto più autentico per trasmettere un falso senso di legittimità e trasparenza soprattutto sulle regioni di frontiera della Cina che i media di partito-stato non riescono a raggiungere”.


Il rapporto

Il rapporto ha esaminato circa 1.700 video creati da 18 account YouTube popolari in Cina e ciascuno con un numero di follower compreso tra 2.000 e 200.000. Nei video realizzati da giovani donne provenienti dalle minoranze etniche si mettono in evidenza in maniera positiva lo stile di vita del luogo. In altri video vengono attaccati gli stili di vita occidentali. Sempre secondo il rapporto, i video sono controllati dai funzionari governativi e in un secondo tempo trasferiti sulle piattaforme occidentali, quelle che in Cina sono vietate, così da raggiungere un maggior numero di persone per mostrare il messaggio di un Paese positivo. Il rapporto raccomandava ai provider di controllare se questi canali violano i requisiti per essere resi pubblici.



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