Diciottenne pugliese detenuta in Kazakistan da tre mesi con l'accusa di traffico internazionale di droga. La madre: "Aiutatela è innocente"

Diciottenne pugliese detenuta in Kazakistan da tre mesi con l'accusa di traffico internazionale di droga. La madre: "Aiutatela è innocente"

Diciottenne pugliese detenuta in Kazakistan da tre mesi con l'accusa di traffico internazionale di droga. La madre: "Aiutatela è innocente" Photo Credit: agenziafotogramma.it


Il caso, seguito dall'ambasciata italiana, finisce adesso all'esame del ministro degli Esteri Antonio Tajani

Il nome della 18enne pugliese arrestata in Kazakistan è Amina Milo Kalelkyzy, è rinchiusa da tre mesi nel carcere di Astana, dopo essere stata fermata l'11 luglio scorso con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti. Tanti però i dubbi e le perplessità intorno a questa vicenda. A riportare il caso è il 'Quotidiano di Puglia' sottolineando che la ragazza, parla solo italiano ed è sempre vissuta a Lequile, nel Salento: è stata sequestrata per 16 giorni dalla polizia kazaka e, oggi, rischia dai 10 ai 15 anni di carcere. Le accuse che le vengono mosse sono fermamente respinte dalla giovane e da sua madre. "All'inizio della scorsa estate, insieme alla mamma, Amina è andata a visitare la terra d'origine della sua famiglia, dove vivono ancora dei parenti. E lì, come qualsiasi ragazzina di 18 anni, ha fatto amicizia ed è uscita con alcuni suoi coetanei", sottolinea il quotidiano locale riportando il racconto di alcune amiche di famiglia secondo le quali mentre era in giro con un ragazzo del posto i due "sono stati fermati dalla polizia locale e portati in questura. Amina non conosce la lingua, non ha capito nulla di quanto le dicevano, ma dopo un giorno e una notte in custodia è stata rilasciata perché su di lei non c'era nulla". Un paio di giorni dopo tuttavia la ragazza è stata portata da due agenti di polizia in un appartamento privato dove è stata tenuta segregata per 16 giorni. La madre ha denunciato la scomparsa e, con una telefonata, ricostruisce il quotidiano, le è stato sostanzialmente chiesto "di pagare un riscatto di circa 60mila euro".  Solo grazie al lavoro diplomatico dei funzionari dell'ambasciata Amina è stata rintracciata e rilasciata 'da quello che è subito apparso uno stato di detenzione illegittimo' si legge in un documento riservato che il giornale ha potuto visionare. Ma "mentre la madre denunciava i poliziotti che l'avevano sequestrata per 16 giorni, trascinandoli in tribunale" Amina è stata "convocata alla stazione di polizia per la firma di alcuni documenti" ed è stata nuovamente arrestata "stavolta con l'accusa di traffico internazionale di stupefacenti". "Da quel momento Amina, per il tramite del suo avvocato e con il sostegno dell'ambasciata, ha chiesto più volte i domiciliari, ma non le sono stati concessi perché le autorità kazake ritengono sussista il pericolo di fuga", conclude il 'Quotidiano di Puglia'. 


L'APPELLO DI AMINA AL MINISTRO DEGLI ESTERI TAJANI

"Chiedo aiuto all'Italia e in particolare al ministro Tajani, vi prego aiutatemi, voglio tornare a casa". Sono le parole che Amina, ha scritto su un biglietto affidato a sua madre. Secondo quanto riferito dalla donna, la giovane è in carcere con l'accusa di traffico di droga, "senza alcuna prova". Verso fine giugno fu arrestata la prima volta e trattenuta in «una casa» dalla polizia che, secondo quanto riferito dalla madre, "l'ha maltrattata". Un referto evidenzia che dopo la detenzione Amina aveva "lividi ed escoriazioni".


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