
Dazi, la de-escalation fa sperare Meloni: “Un accordo è possibile”. E intanto annulla la visita al Salone del Mobile Photo Credit: Agenzia Fotogramma
11 aprile 2025, ore 17:30
La premier a Palazzo Chigi è al lavoro per preparare al meglio la missione negli Stati Uniti e l’incontro alla Casa Bianca con il Presidente americano Trump giovedì prossimo. Nel faccia a faccia dovrebbe anche tentare di rilanciare l'idea di un vertice Usa-Ue
Novanta giorni possono bastare per sperare in un accordo. La frenata di Donald Trump sui dazi e quella successiva di Bruxelles sulle contromisure, sono accolte come "ottime" notizie da Giorgia Meloni, la cui missione a Washington ora si avvicina in un panorama completamente mutato. E in meglio, secondo i giudizi dell'inner circle meloniano.
I segnali
Perché i segnali di de-escalation da entrambe le sponde dell'Atlantico ora consentono di vedere margini per lavorare a un coordinamento Usa-Ue verso un'intesa su un mercato a dazi zero. Ogni ragionamento, tuttavia, è accompagnato da una buona dose di cautela, imposta da uno scenario comunque teso e incerto. Anche per questo dalle parti di Palazzo Chigi si evita di ridurre la portata della visita alla Casa Bianca limitatamente al dossier dazi. La premier dovrebbe anche tentare di rilanciare l'idea di un vertice Usa-Ue sulla pace in Ucraina, all'interno di un bilaterale con un'agenda che si annuncia articolata, fra temi legati alla Nato, alle spese per la difesa, alla crisi in Medio Oriente e agli scambi commerciali fra i due Paesi.
Le tariffe
Sulla questione delle tariffe commerciali, spiegano i suoi, Meloni punta a difendere l'interesse nazionale lavorando nella cornice europea, perché l'obiettivo deve essere un avvicinamento fra Usa e Ue sul tema del mercato unico transatlantico. Ma la missione a Washington non nasce con un mandato per trattare a nome dell'Europa. Sin dall'insediamento del successore di Joe Biden, la premier ha sostenuto che le sue ruvide prese di posizione fossero messaggi indirizzati al principale rivale degli Usa nello scacchiere geopolitico, ossia la Cina. E questa convinzione è rafforzata ora nelle analisi che circolano a Palazzo Chigi. Carlo Fidanza, il capodelegazione di FdI al Parlamento europeo ha sintetizzato così il "messaggio" di Trump: "Voi europei ci state o no a entrare in un blocco anticinese? È questo il nodo che dobbiamo sciogliere. L'Ue con la transizione ecologica di fatto ha puntato sull'elettrico e ha sposato finora una politica filo-cinese". E Meloni insiste affinché la Commissione europea riveda il Green Deal, a partire da un rinvio dello stop alla vendita delle auto a motore endotermico, fissato per il 2035. L'automotive è uno dei settori più in agitazione, anche per le potenziali ricadute dei dazi Usa sull'indotto italiano che produce per i marchi tedeschi. Ma è lunga la lista delle categorie produttive preoccupate. Inclusa quella dell'arredo e del design, che ha negli Usa il primo mercato extra-Ue, e che chiede di evitare l'escalation, come emerso dalle prime giornate del Salone del Mobile di Milano, dove Meloni aveva in programma una visita, annunciata da Palazzo Chigi e poi annullata nel giro di qualche ora.
Azione
"Data la gravità della situazione, sarebbe giusto che la presidente del Consiglio chiamasse anche le opposizioni al confronto su come affrontare la crisi", sostiene il leader di Azione Carlo Calenda, che prova a giocare un ruolo propositivo inviando a Palazzo Chigi "un documento urgente in quattro punti: una manovra per diminuire il costo dell'energia per le imprese; la cancellazione di Transizione di 5.0 e il ripristino di Industria 4.0; una moratoria sui debiti delle imprese; l'estensione della cassa integrazione". Il ritorno a Industria 4.0 è anche fra i suggerimenti di Matteo Renzi, che consiglia anche all'esecutivo di sbloccare l'accordo sul Mercosur e "reintrodurre il nostro regime della legge sul rientro dei cervelli".