Coronavirus, cosa ci dobbiamo aspettare per quando questo tsunami sarà finalmente alle nostre spalle?

Coronavirus, cosa ci dobbiamo aspettare per quando questo tsunami sarà finalmente alle nostre spalle?

Coronavirus, cosa ci dobbiamo aspettare per quando questo tsunami sarà finalmente alle nostre spalle?


Quando lo sconvolgimento causato dalla pandemia finirà non ci sarà da ricostruire solo l'Italia, ma anche gli italiani

Dobbiamo metterci d’accordo su una cosa. Che cosa ci dobbiamo aspettare quando lo tsunami coronavirus sarà passato? Una società diversa dove tutti saranno più buoni o un mondo incattivito dove milioni di persone senza lavoro cercheranno in ogni modo di sopravvivere? 1999-Fuga da New York o il mondo di Osho, inteso come maestro spirituale e non come quello delle frasi satiriche? Se la virtù sta nel mezzo, potremmo vivere in una via intermedia tra i due scenari.

Se esistessero le due categorie dei buoni o cattivi da coronavirus, in quella buoni andrebbero subito inseriti, oggi, quelli del ministero dell’Istruzione. Esami di terza media cancellati e maturità online. Tutti ammessi e solo una prova orale, per via telematica, con commissione interna a valutare i maturandi. Niente prova scritta. Si passerà dai bigliettini infilati ovunque, ai cartelloni posizionati dietro al computer. Una sorta di gobbo televisivo. Sarà il segno dei tempi. L’esame online potrà prevedere, dietro la telecamera, un suggeritore: padre, madre o un fratello maggiore con quoziente intellettivo elevato. E’ il ritorno, in pompa magna, del sei politico di fine anni ’60. Tutti promossi, a prescindere dal rendimento e dalle capacità. Non piace a nessuno, ma non c’erano alternative. Si ode, in lontananza, il tintinnio dei calici degli studenti perditempo intenti a brindare e non a studiare.

Dicevamo degli scenari per il futuro. Molto inchiostro si sta sprecando per tentare di dare un senso alla pandemia. Nella visione buonista, il ritorno alla vita normale sarà come camminare in un immenso prato di margherite. Tutti noi, dopo la solitudine e l’introspezione di questi mesi, avremo ritrovato l’equilibrio primordiale. Non ci saranno più le guerre, John Lennon tornerà tra i mortali con una tunica bianca intonando “Imagine” e staremo in fila, senza fiatare, per quattro o cinque ore nel tentativo di andare a fare la spesa. Tutto sarà ovattato. L’heavy metal sarà messo al bando e la musica che andrà per la maggiore sarà quella che, nei tempi previrus, si ascoltava solo nelle spa. 

Lo scenario opposto prevede, invece, una società molto fragile. Le imprese faranno fatica a ripartire. Nel mondo molti individui perderanno il lavoro e non tutti gli Stati riusciranno a mettere in atto politiche di contenimento della crisi. L’unico modo sarà quello di pompare liquidità non solo alle imprese, ma anche nei conti correnti e nelle tasche dei cittadini. I singoli Stati dovranno diventare, mascherando loro stessi, degli istituti di credito. Non ci sono alternative.

Dopo la seconda guerra mondiale c’era da ricostruire l’Italia. Non fu un’ impresa semplice. Ci furono i dollari americani del piano Marshall e, soprattutto, ci infilammo negli anni del boom economico, uno dei periodi più floridi della nostra nazione. C’era il progetto di un' Europa Unita. I sogni dell’Italia di quegli anni divennero realtà quando, nel 1987, il nostro paese arrivò ad essere la sesta potenza economica del mondo dietro a Stati Uniti, Unione Sovietica, Giappone, Germania Ovest e Francia. Oggi non è così.

Domani, quando finirà la pandemia, bisognerà ricostruire non solo l’Italia, ma anche gli italiani. Non ci saranno i dollari di Trump, ma gli euro. Tutta roba nostra, europea.Senza gli euro della Banca Centrale Europea, l’Italia e tutto il castello dei 27 paesi membri, crollerebbe in un secondo. Il nostro continente, che negli anni ’50 sognavamo unito, ora lo è solo sotto una bandiera blu con 12 stelle. Speriamo che Ursula Von der Leyen e Christine Lagarde siano all’altezza dei loro compiti. Al momento non pare sia così. 


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