“Come si esprime un desiderio”, tra confronti generazionali difficili, scheletri nell’armadio e sogni nel cassetto: i dietro le quinte del romanzo con l'autrice, Odette Copat

“Come si esprime un desiderio”, tra confronti generazionali difficili, scheletri nell’armadio e sogni nel cassetto: i dietro le quinte del romanzo con l'autrice, Odette Copat Photo Credit: "Come si esprime un desiderio" di Odette Copat, Bompiani
17 maggio 2025, ore 09:00
Un romanzo che porta i lettori tra le vie di Pordenone, pur senza rinunciare a un innesto – utile se non indispensabile ai fini narrativi – dall’indubbio fascino esotico orientale
Un viaggio tra le pagine dei libri che ha un sapore diverso questo fine settimana. È in corso il Salone Internazionale del Libro di Torino 2025, la manifestazione che ogni anno porta all’ombra della Mole Antonelliana autori da tutto il mondo, permettendo così al pubblico di incontrare i propri beniamini e approfondire la conoscenza con le loro diverse narrazioni.
Qualcosa che, sulle pagine del nostro sito, avviene sistematicamente ogni settimana all’interno dello spazio dedicato a scrittrici e scrittori e alle loro opere. Un frangente che nelle ultime settimane ci ha permesso di scoprirne di più su “La condanna del silenzio” di Arwin J. Seaman, oppure su “Il lato oscuro dei social network” di Serena Mazzini, o ancora su “Fatico a ricordare il tuo viso. E, ancora di più, la tua voce” di Giuseppe Cesaro.
Questa settimana la nostra lente d’ingrandimento si sposta su “Come si esprime un desiderio” di Odette Copat, edito da Bompiani. Ne abbiamo parlato con l’autrice, che ci ha portato dietro le quinte del suo romanzo.
COME SI ESPRIME UN DESIDERIO, UN VIAGGIO TRA REALTÀ E SUPERSTIZIONE
Cosa troviamo in "Come si esprime un desiderio"?
“Divertimento e sentimento (e non mento!). È la storia di una donna alle prese con un figlio adolescente, un cane molto perspicace, un dolore non del tutto rimarginato e una statuetta giapponese — il Daruma — che irrompe nelle loro vite portando scompiglio ma anche la voglia, forse, di rimettersi in gioco e desiderare di nuovo. E poi ci sono alcune strane mail della banca che arrivano a tutte le ore.”
La scelta di ambientazioni "familiari" per autrici e autori italiani, negli ultimi tempi, si sta rivelando sempre più una costante. Mentre in passato c'era quasi la sensazione di dover dare alle storie un respiro esotico e internazionale per renderle appetibili. "Come si esprime un desiderio" sviluppa le sue trame nella tua Pordenone. Com'è stato far muovere i personaggi tra le strade della tua città?
“La mia città rappresenta il "vicino", il Daruma apre al "lontano". La sintesi riflette un po' le vite di tutti noi che oggi sono più che mai un mix di "vicino/lontano" (per citare anche il nome di un bel festival della mia regione, il Friuli Venezia Giulia).
Ambientare la mia storia a Pordenone è stato divertente: ho usato elementi reali e di fantasia e li ho shakerati. Ho guardato con la lente d'ingrandimento alcuni aspetti e con il cannocchiale della distanza altri, e spero che il risultato finale sia riuscito. Se sarà anche appetibile: la parola ai lettori.”
Il fascino dell'esotico si presta sempre a narrazioni che portano a viaggiare con la fantasia. E il Daruma, di fatto, si presta perfettamente al suo compito. Solitamente quando si pensa a un mezzo con cui "si esprime un desiderio" si pensa a una lampada (con annesso genio). Come mai la scelta di optare proprio per il Daruma?
“La storia narrata nel romanzo è di fantasia, ma lo spunto da cui nasce è autobiografico. Al posto degli occhi il Daruma ha due cerchietti bianchi, privi di pupille. Se hai un desiderio devi annerirne uno e poi darti da fare affinché il tuo sogno si realizzi, solo allora potrai annerire anche l'altro cerchietto.
Anni fa regalai un Daruma a mio figlio, e il giorno seguente trovai la statuetta con un occhio solo, nero, che mi fissava da sopra la mensola della sua camera. Mio figlio non mi confessò mai quale fosse il desiderio che aveva espresso, mentre io scherzosamente lo tormentavo per sapere. Da questo nostro gioco familiare e affettuoso è nata l'idea che sta alla base del romanzo.”
COME SI ESPRIME UN DESIDERIO, TEMATICHE IMPORTANTI E PUNTI DI VISTA INUSUALI
Nel libro affronti tematiche importanti come l'autismo. Parlarne e inserirlo in contesti narrativi è la giusta via per capirne di più e magari sdoganare false credenze sul tema?
“Come Luisa, la protagonista di "Come si esprime un desiderio", anch'io lavoro nell'ambito dell'autismo, che pertanto fa parte della mia vita. Inserirlo anche tra le pagine è stata una naturale conseguenza. Le persone nello spettro autistico — condizione che comprende una gamma molto ampia di sfumature — sono moltissime e mi è venuto spontaneo rappresentarle. La demolizione di false credenze penso possa passare attraverso diversi canali, compreso quello narrativo, ma soprattutto attraverso la frequentazione reciproca. Trascorrere del tempo insieme, fare esperienze condivise, conoscersi nella vita reale oltre che in quella virtuale che pure esiste, resta il modo migliore.”
In "Come si esprime un desiderio" dai voce (nel vero senso della parola) anche all'animale di famiglia, il cane Lino. Da dove nasce quest'idea?
“Volevo che ci fosse una seconda voce, oltre a quella autoironica e frizzante di Luisa, a raccontare la storia. Dare la parola al cane mi ha permesso di raccontare qualcosa su noi umani da un punto di vista privilegiato, più saggio oltre che arguto. I cani sanno molte cose di noi e custodiscono i nostri segreti, perché come dice Lino "anche se non sempre sappiamo tenere la lingua a posto, di certo sappiamo tenere la bocca chiusa". E infatti Lino conosce il desiderio segreto di Tommi, il figlio di Luisa. Lo sa, ma non lo rivela.
Luisa stessa vive di molti "non-detti" ma forse è venuto il momento anche per lei di tirare fuori il peso che si porta dentro e, chissà, magari di trovare anche ciò che non stava cercando.”
Se il tuo libro fosse una canzone, quale diresti che sarebbe?
“Direi “Ogni Adolescenza” di Tre Allegri Ragazzi Morti. Non solo perché apparteniamo alla stessa terra, che è anche l'ambientazione del libro (i Tre Allegri Ragazzi Morti sono un gruppo che si è formato a Pordenone ), ma anche perché la canzone parla di adolescenza, anzi di adolescenze di tutti i tempi, ciascuna col proprio conflitto interiore o esteriore.
E di adolescenze, al plurale, parla anche Luisa, la protagonista del libro, dicendo che di base ce ne sono almeno due: quella d'andata (dei figli) e quella d'annata (dei genitori), non a caso anche detta adolescenza di ritorno.”
Hai già altre idee in cantiere per il prossimo futuro?
“Sì, sto già tessendo nuove trame. Ho diverse idee che mi stuzzicano, per ora si stanno fronteggiando nella mia testa. Vediamo quale prevarrà e vedrà la luce per prima dando vita al prossimo romanzo.”