
Cisgiordania, l’esercito israeliano spara ad una delegazione Ue, illeso il vice-console italiano, Tajani protesta Photo Credit: Agenzia Fotogramma
21 maggio 2025, ore 15:36 , agg. alle 16:48
Intanto deputati con la kefiah e bandiere della Palestina nell’aula di Montecitorio. Quattro i documenti presentati: uno congiunto di Pd, M5S e Avs; un altro di Italia viva; un terzo della maggioranza e un quarto di Azione. Passa la mozione del centrodestra
L’esercito israeliano ha sparato colpi d’avvertimento in aria in presenza di una delegazione formata da almeno 30 fra diplomatici arabi e dell’Unione Europea in vista a Jenin, il campo profughi nella Cisgiordania occupata. Fra questi c’era anche il viceconsole italiano Alessandro Tutino (che sta bene). Il ministro degli Esteri Antonio Tajani gli ha parlato e ha dato istruzioni per chiedere immediate spiegazioni e protestare per l'accaduto con il governo di Israele: "Le minacce contro i diplomatici sono inaccettabili", ha scritto subito dopo su X. E ha quindi convocato l'ambasciatore. Nel gruppo c’era anche un diplomatico spagnolo: e pure Madrid ha subito "condannato fermamente”. Aggiungendo al suo comunicato: “Siamo già in contatto con gli altri paesi colpiti per coordinare congiuntamente una risposta a quanto accaduto, che condanniamo fermamente", hanno detto le fonti.
Idf
Secondo quanto poi riportato dal portavoce dell’Idf, la delegazione stava visitando la città nel corso di una missione coordinata e approvata dall’esercito. Gli era stato assegnato un percorso “a causa della presenza in zona di combattimenti attivi”. Sempre secondo i militari “la delegazione ha deviato dal suo percorso ed è arrivata in una zona in cui era vietato soggiornare". Il comandante della divisione della Cisgiordania, il generale Yaki Dolf, ha chiesto un indagine sull'accaduto. Il generale Hisham Ibrahim, capo dell'amministrazione civile della Difesa, ha ordinato a suoi ufficiali di contattare immediatamente i rappresentanti dei Paesi coinvolti: “Ha ordinato agli ufficiali dell'unità di parlare immediatamente con i rappresentanti dei Paesi e presto terrà colloqui personali anche lui con quelle persone, aggiornandoli sui risultati dell'indagine iniziale condotta sulla questione".
Bonelli
Intanto è stato Angelo Bonelli di Alleanza Verdi e Sinistra a presentare all’aula della Camera la mozione unitaria delle opposizioni (Pd, M5S e Avs) sulla situazione in Cisgiordania e a Gaza. Commosso ha letto un lunghissimo elenco di nomi, quello dei bambini morti sotto i bombardamenti della Striscia. “Chiediamo giustizia, dignità umana e che il governo dica qualcosa in difesa di questi bambini morti – ha detto Bonelli – E chiediamo che Meloni ritiri l'ambasciatore e dica sì alle sanzioni a Israele. Schieratevi dalla parte giusta della storia e non voltate le spalle a chi viene ucciso, siamo davanti a una pulizia etnica”. I deputati di opposizione e di maggioranza si sono alzati in piedi.
La seduta
La seduta ha avuto all’ordine del giorno la discussione delle mozioni su Gaza (approvata poi quella della maggioranza con 166 sì, 110 no e 8 astenuti; e respinte quelle presentate dalle opposizioni Pd-Avs-M5s con 116 no e 111 sì, quella di Azione con 164 no e 13 sì e votato per parti separate la mozione di Italia viva), ma l’Aula ha faticato a riempirsi. I documenti presentati sullo stesso tema sono stati quattro: uno congiunto di Pd, M5S e Avs; un altro di Italia viva; un terzo della maggioranza e un quarto di Azione. Bonelli ha attaccato e sottolineato in aula l’assenza del ministro degli Esteri, Antonio Tajani: “È un pessimo segnale in un momento in cui c'è una discussione di questo genere in Parlamento. Ieri la gran Bretagna ha richiamato l'ambasciatore in Israele come avevamo chiesto noi al question time alla premier Meloni, richiesta che è stata invece respinta. L'Italia ha invece votato contro la revisione dell'accordo Ue-Israele". Unico esponente presente per il governo è stato il sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli.
La kefiah
Una deputata M5S e uno di Avs hanno indossato la kefiah al collo. Dario Carotenuto, Carmen Di Lauro, Valentina Barzotti, parlamentari che la settimana scorsa sono stati a Rafah, hanno alzato un cartello con scritto “Stop genocidio” e sventolato una bandiera della Palestina. Nicola Fratoianni, leader di Avs, rivolgendosi ai banchi del governo ha dichiarato che "quello di Netanyahu è un governo di assassini", a "Gaza è un'ecatombe. Da voi c'è stata una scelta complice siete complici di quello che sta avvenendo ed è una responsabilità politica. Avete ricostruito l'asse Roma Berlino, oggi come allora ci avete ricoperto di vergogna e infamia". Di pulizia etnica e di genocidio ha parlato Giuseppe Conte: “Voi proteggete un governo criminale”. “Ci batteremo – ha aggiunto l’ex premier - perché questo sfregio contro l’umanità sia punito, perché questi crimini commessi da Netanyahu siano perseguiti. Questo governo Meloni non ci rappresenta, ci sentiamo italiani ma non ci rappresentano i ministri volati a Tel Aviv per stringere le mani sporche di sangue di Netanyahu e chi non mostra di fronte a questo genocidio la schiena dritta per alzarsi in questa Aula e condannare Isaraele”. Poi l’ex premier ha lasciato l’Aula per partecipare al flash mob davanti Montecitorio. “A Gaza c’è l’inferno in terra”, ha esordito Elly Schlein: “Chiediamo di nuovo al governo di uscire da un silenzio complice e di adoperarsi per un incondizionato cessate il fuoco. Non si può restare inermi di fronte a questo genocidio. Questo immobilismo ci rende complici e ci disonora sul piano internazionale”. “La politica estera di un Paese come il nostro non si può piegare alle simpatie o antipatie, e lei sta tacendo. L’Italia non si gira dall’altra parte, l’Italia ripudia la guerra”, ha concluso la segretaria del Pd tra gli applausi dei dem.
La mozione di maggioranza
La mozione di maggioranza chiede di "sostenere, insieme ai partner europei e internazionali, ogni tentativo di soluzione negoziata tra Israele e i rappresentanti palestinesi - anche a partire dal piano predisposto dai Paesi arabi - per la stabilizzazione e la ricostruzione di Gaza e per consolidare in modo permanente la cessazione delle ostilità, anche nell'ottica di rilanciare un processo politico verso una pace giusta e duratura in Medio Oriente, basata sulla soluzione dei due Stati, con Israele e uno Stato di Palestina che vivano fianco a fianco in pace e sicurezza, all'interno di confini mutualmente riconosciuti". Lo stesso documento punta a "lavorare affinché le parti, nel rispetto del diritto internazionale umanitario e della legalità internazionale, giungano all'immediata cessazione dei combattimenti, alla liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, al ripristino delle condizioni che consentano l'assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza".
La mozione di Pd, M5S e Avs
La mozione unitaria di Pd, M5s e Avs, respinta, impegna invece, tra le altre cose, l'esecutivo a "provvedere all'immediata sospensione dell'importazione degli armamenti dallo Stato di Israele", a "sostenere in sede europea l'adozione di sanzioni nei confronti del Governo israeliano per la sistematica violazione del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario" e a "dare piena attuazione ai mandati di arresto emessi dalla Corte penale internazionale". Lo stesso documento chiede anche di "riconoscere la Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967, con Gerusalemme quale capitale condivisa, che conviva in pace, sicurezza e prosperità accanto allo Stato di Israele" e di "intraprendere con urgenza, nelle opportune sedi internazionali ed europee, ogni iniziativa utile volta all'immediata interruzione, nonché alla ferma condanna del Piano 'Carri di Gedeone', atto finale mirato a concludere un progetto di annientamento sistematico di una popolazione martoriata dal conflitto in atto nella Striscia di Gaza".