
Catania: ex primario dell'ospedale di Paternò indagato per violenza sessuale, sospeso dal servizio Photo Credit: ANSAFOTO. IT
10 settembre 2025, ore 14:00 , agg. alle 15:39
Il medico, 63 enne, attualmente ricopre il ruolo di direttore sanitario dell'azienda sanitaria provinciale di Catania. La violenza contestata risale a quando era primario all'ospedale di Paternò. Vittima, una collega
Giuseppe Angelo Reina, il medico sospeso dal gip di Catania per un anno nell'ambito di un'inchiesta per una presunta violenza sessuale nei confronti di una dottoressa, quando lui era primario all'ospedale di Paternò, è l'attuale direttore sanitario dell'Azienda sanitaria provinciale (Asp) di Catania. Si era insediato il 3 settembre del 2024. Originario di Catania, prima era stato direttore del dipartimento di Chirurgia dell'Asp di Catania e delle Unità operative complesse di Chirurgia di Biancavilla e di Paternò.
Abusi e violenze a cui le vittime non potevano reagire
Secondo l'accusa, nel periodo compreso tra il 2020 e il 2024, Reina, all'epoca primario dell'ospedale di Paternò, avrebbe approfittato del suo ruolo e del potere che ne derivava, per ottenere prestazioni sessuali dal personale femminile , impiegato nella struttura. L'indagato, secondo quanto è stato ricostruito dalla procura di Catania, avrebbe agito sulla base di "abuso di autorità e anche nel timore" da parte delle vittime di "subire pregiudizi nella sfera professionale". I fatti sarebbero avvenuti in ospedale, durante i turni di servizio, e sarebbero stati immortalati da un impianto di videoripresa. Tra le diverse ipotesi contestate dalla Procura sulla base di video-riprese, intercettazioni e dichiarazioni, il gip ha ravvisato, però, i gravi indizi di colpevolezza per una sola violenza sessuale, commessa ai danni di una collega medico chirurgo.
Presunte molestie anche alla presenza di pazienti
Alcune molestie, secondo quanto hanno appurato gli inquirenti, sarebbero state compiute in occasione delle visite ai pazienti svolte insieme alla vittima in ospedale. In questi casi, il 63enne avrebbe palpeggiato la collega con gesti fulminei, rivolgendole contestualmente avances di tipo sessuale. I fatti si sarebbero verificati da dicembre 2018 fino a settembre 2024. In "ragione della gravità dei fatti contestati e della molteplicità delle vittime", la Procura aveva chiesto nei confronti del medico la custodia cautelare in carcere. Richiesta che il gip ha rigettato, ritenendo, invece, di disporre per uno solo dei diversi episodi contestati, la misura interdittiva della sospensione dalle funzioni pubbliche per dodici mesi in aziende ospedaliere, aziende sanitarie e, più in generale, in strutture sanitarie pubbliche o a partecipazione pubblica. La Procura si è riservata di impugnare il provvedimento.