Caso Grillo jr: salta la sentenza nel processo per violenza sessuale di gruppo, a Tempio Pausania

Caso Grillo jr: salta la sentenza nel processo per violenza sessuale di gruppo, a Tempio Pausania Photo Credit: ANSA/ANTONELLA BRIANDA
03 settembre 2025, ore 10:21 , agg. alle 11:56
Un grave lutto ha colpito il presidente del collegio giudicante oggi: è morto il figlio. La sentenza era prevista per il pomeriggio. Ciro Grillo è accusato insieme a quattro amici di aver violentato una giovane italo-norvegese, ospitata in casa in Sardegna, insieme a una sua amica, nell'estate del 2019. Rischia nove anni di carcere
Aperta e subito chiusa al Tribunale di Tempio Pausania in provincia di Sassari, l'ultima udienza del processo a carico di Ciro Grillo e dei suoi tre amici genovesi, accusati di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una ragazza italo-norvegese, ospitata dal figlio del fondatore del Movimento Cinque Stelle, nella sua villa in Sardegna, nel mese di luglio del 2019. L'udienza è saltata per la morte improvvisa del presidente del Collegio, Marco Contu,
Udienza rinviata al 22 settembre
Nella giornata di ieri, il procuratore capo Gregorio Capasso ha concluso le repliche, così come la parte civile con le avvocate Giulia Bongiorno e Fiammetta Di Stefano. Nel tardo pomeriggio sono cominciate le controrepliche le difese degli imputati, che avrebbero dovuto concludersi oggi. La sentenza era attesa nel primo pomeriggio, ma il lutto che ha colpito il presidente del collegio, Marco Contu ha costretto al rinvio. La Procura, al termine della requisitoria, aveva chiesto la condanna a 9 anni di carcere per Grillo junior, Edoardo Capitta, Francesco Corsiglia e Vittorio Lauria.
La ricostruzione della presunta violenza
I quattro imputati avevano annunciato di non voler essere in aula neppure oggi. Era incerta la presenza della presunta vittima. Ieri l'avvocata Giulia Bongiorno ha annunciato che la ragazza ha espresso il desiderio di assistere alla sentenza. Se così fosse, il processo, che nelle fasi finali è stato aperto alla stampa, tornerà a porte chiuse. Ad accusare Ciro e i suoi amici genovesi Edorardo Capitta, Vittorio Lauria e Francesco Corsiglia, sono Silvia (il nome è inventato) e Roberta. Le due ragazze, lo ricordiamo, hanno conosciuto i quattro imputati in discoteca, al Billionaire di Briatore, e poi hanno deciso di spostarsi tutti a casa loro, a Cala di Volpe. È lì che sarebbe avvenuta la violenza sessuale. Silvia ha raccontato con la sua denuncia di essere stata violentata da tutti e quattro, ripetutamente. «La ragazza fin da subito, dopo la violenza, fa i nomi di tutti. Sente dire a uno di loro: "Prendila, adesso tocca a me". È lei a dire: "Ricordo che tutti parlavano con tutti, li sentivo tutti attorno a me, vedevo con la coda dell'occhio anche le gambe". È sempre lei che testimonia la presenza di tutti», così ha ricordato il Procuratore capo di Tempio Pausania, Gregorio Capasso, nel corso delle repliche al processo. «La ragazza lo ha detto subito, al risveglio - ha sottolineato il Procuratore capo - Ha detto alla sua amica: "Mi hanno violentato tutti". Era sconvolta. È la prima cosa che dice, si è svegliata cosi la ragazza. Vi invito a riflettere sulla descrizione dettagliata. Al di là della denuncia fatta otto giorni dopo».
La difesa della giovane accusa: "La sua vita non solo radiografata, ma fatta Tac"
Giulia Bongiorno, avvocato difensore della giovane, ha puntato il dito sulla condotta dei legali degli imputati durante il processo: "La vita della ragazza non solo è stata radiografata ma è stata fatta una Tac con tanto di mezzo di contrasto. E dopo che si è scavato, scavato, scavato non si è trovato nulla". "Quando si fa una denuncia per violenza sessuale", ha aggiunto l'avvocatessa,"spesso purtroppo la vittima viene messa sul banco degli imputati. Quindi va a finire che la persona offesa deve dimostrare che non se l'è cercata, che non ha provocato".