Mario Balotelli alla Fiorentina? Se non è troppo tardi...

Mario Balotelli alla Fiorentina? Se non è troppo tardi...

Mario Balotelli alla Fiorentina? Se non è troppo tardi...


Idea-Fiorentina, per il giocatore, che avrebbe dovuto dominare il calcio italiano e sembra disperso

La parabola di Mario Balotelli è stata di incredibile rapidità. Nell'ascesa, quando nessun traguardo sembrava impossibile, per questo ragazzone sfrontato e baciato da un gran talento. Nella discesa, ora che i grandi palcoscenici sono diventati troppo impegnativi, se non addirittura improponibili. C'è ancora un futuro, per Mario?

Il trasferimento al Liverpool era stato presentato come l'ultima chiamata in una grande, per Mario Balotelli. Era proprio così, se è vero che oggi i Reds non vedano l'ora di liberarsi di lui e più nessuna big bussi alla porta di Mino Raiola. Lo stesso strapotente manager del giocatore, del resto, era stato chiaro: il ritorno in Premier era 'The Last Call'. A cui Mario non ha risposto. Punto.

Ora, non resta che affidarsi alla rinascita, sempre possibile e anche affascinante nello sport. Tremendamente complessa, però, se all'inizio tutto sembrava facile e improvvisamente la strada si è fatta ripidissima.

La Fiorentina, in questo quadro, è una bella ipotesi, forse la migliore che possa capitare a Mario, oggi come oggi. Quanto sia credibile è difficile a dirsi: Balo dovrebbe accettare un consistente taglio del suo ingaggio, per rientrare nei parametri della società viola. Soprattutto, però, dovrebbe resettarsi completamente: capire, una volta per tutte, che è a un passo dal buttar via tutta una carriera.

E' a un bivio: da una parte, vivacchiare, fra qualche campionato esotico (guadagnando un pacco di soldi, sia chiaro) e tanto gossip, dall'altra, una sfida vera, fatta di impegno, sacrificio, sudore, qualche sconfitta oggi, per tornare domani a essere un giocatore vero.

Balotelli è stata la più grande speranza del nostro calcio, negli ultimi 15 anni. In una notte europea, schiantò la Germania e sembrò pronto a caricarsi sulle spalle i destini della nostra Nazionale. Sono passati solo tre anni da quella notte, tanto, ma non abbastanza da arrendersi. Mario può ancora fare cose meravigliose, deve solo accettare di crescere. Una volta per tutte. Il che non significa indossare la cravatta o rinunciare alla Ferrari, ma ricordarsi che il Calcio è la più seria delle cose non serie della vita e che va rispettato. Come compagni e avversari.

Il bello dello sport è che c'è sempre un'altra partita. E' Mario che deve giocarla, noi siamo fra quelli che avevano creduto in lui. Oggi è solo molto più difficile, non impossibile.


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