Brescia, picchiavano le figlie “non brave musulmane”. Familiari in fuga dopo la condanna

Brescia, picchiavano le figlie “non brave musulmane”. Familiari in fuga dopo la condanna

Brescia, picchiavano le figlie “non brave musulmane”. Familiari in fuga dopo la condanna Photo Credit: fotogramma.it


Risultano latitanti il padre, la madre e il fratello delle quattro ragazze vittime di violenze domestiche subite per la loro condotta religiosa

Sono in fuga i familiari delle quattro ragazze residenti a Brescia che hanno denunciato violenze e maltrattamenti subiti tra le mura domestiche poiché “non brave musulmane”. Un nuovo episodio di latitanza (dopo il caso Bozzoli), dunque, coinvolge la provincia della Leonessa.


I maltrattamenti

Al centro dell’attenzione delle forze dell’ordine ci sono il padre, la madre e il fratello delle quattro ragazze. I tre, di origini pakistane ma cittadini italiani, risultano irreperibili dopo aver appreso della condanna in via definitiva dalla Cassazione a cinque anni per maltrattamenti. Notifica ricevuta a inizio luglio e che ha fatto immediatamente scattare la fuga. A darne notizia il Giornale di Brescia, secondo cui sarebbe stato già firmato anche il decreto di latitanza da parte del primo giudice che li ha condannati.

Schiaffi, pugni, tirate di capelli che le quattro ragazze hanno avuto la forza di denunciare, dando il via all’iter giudiziario che ha portato alla condanna. Alla base delle violenze il rifiuto di mettere in pratica i dogmi più integralisti della loro religione: in particolare, le giovani si rifiutavano di studiare ogni giorno le sure del Corano e si ribellavano all’obbligo di indossare abiti tradizionali della cultura pakistana.


La fuga

Dopo anni di vessazioni le giovani si erano convinte a rivolgersi alle forze dell’ordine. Al rinvio a giudizio hanno fatto seguito i tre gradi che hanno portato alla sentenza di condanna in Cassazione. Un documento nel quale il giudice aveva ribadito che: "I soggetti provenienti da uno Stato estero devono verificare la liceità dei propri comportamenti e la compatibilità con la legge che regola l’ordinamento italiano".

Le ricerche dei tre condannati sono in corso e si estendono per tutta la Penisola. Attualmente nella casa dove avevano residenza risulta viverci un connazionale che, però, non ha dato indicazioni circa l’ubicazione dei fuggiaschi.



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