
Banca d’Italia, dal Governatore Panetta monito contro i dazi: “Mettono a rischio la crescita globale” Photo Credit: Agenzia Fotogramma
30 maggio 2025, ore 15:30
E aggiunge: “Ne stanno risentendo persino le relazioni, storicamente molto strette, tra Usa ed Europa. Le affinità culturali e i legami economici dovranno alla fine prevalere sugli attriti presenti. Dobbiamo prepararci a navigare in queste acque incerte”
"L'inasprimento delle barriere doganali potrebbe sottrarre quasi 1 punto percentuale alla crescita mondiale nell'arco di un biennio. Negli Usa, l'effetto stimato è circa il doppio. I dazi potrebbero comportare una minore domanda di lavoro e un aumento delle pressioni inflazionistiche, in una fase già caratterizzata da aspettative di inflazione in rialzo".
Il monito
E' il monito del governatore della Banca d'Italia, Fabio PANETTA, nel corso delle considerazioni finali, sottolineando come "il susseguirsi di annunci, smentite e revisioni alimenta incertezza e volatilità sui mercati. Si tratta di condizioni che rischiano di amplificare l'effetto dei dazi e che potrebbero protrarsi nel tempo, considerata la complessità dei negoziati commerciali, che tipicamente richiedono tempi più ben lunghi dei 90 giorni di sospensione annunciati. Le politiche protezionistiche stanno spingendo l'economia mondiale su una traiettoria pericolosa. I dazi oggi in vigore potrebbero ridurre il commercio internazionale di circa il 5%, dando avvio a una riconfigurazione delle filiere produttive globali. Ne deriverebbe un sistema di scambi meno integrato e meno efficiente".
Gli effetti
"Gli effetti - avverte - rischiano di travalicare la sfera commerciale, alterando la struttura del sistema monetario internazionale, oggi incentrato sul dollaro, e limitando i movimenti dei capitali. Le dispute commerciali e i conflitti in atto stanno incrinando la fiducia a livello internazionale con effetti negativi sulle prospettive dell'economia globale. Nelle scorse settimane il Fondo monetario internazionale ha abbassato le previsioni di crescita mondiale per il prossimo biennio a meno del 3%, ben al di sotto della media dei decenni scorsi. Siamo di fronte a una crisi profonda degli equilibri che hanno sorretto l'economia globale negli ultimi decenni. Le politiche dell'amministrazione statunitense ne rappresentano il principale fattore scatenante, ma si inseriscono in un contesto già in rapida trasformazione". Secondo il numero uno di via Nazionale, però, le "aspre dispute commerciali non sono un malessere temporaneo; sono il sintomo di un logoramento dei rapporti politici ed economici internazionali che ha radici profonde. Esse accelerano la riconfigurazione delle filiere produttive e degli scambi internazionali che era già in atto", sottolineando come il sistema multilaterale che "cercava di risolvere i problemi in base a regole condivise, accogliendo le istanze comuni, è in crisi".
L’ordine
"Al suo posto, si sta imponendo un ordine multipolare in cui aumenta il peso dei rapporti di forza. Ne stanno risentendo persino le relazioni, storicamente molto strette, tra Stati Uniti ed Europa. Le affinità culturali e i legami economici che ci uniscono dovranno alla fine prevalere sugli attriti presenti. Dobbiamo prepararci a navigare in queste acque incerte, senza rinunciare ai nostri valori e senza restare indietro". PANETTA ricorda poi come l'Unione europea rimane un "baluardo dello Stato di diritto, della convivenza democratica e dell'apertura agli scambi e alle relazioni internazionali. Non può però permettersi di rimanere ferma. Deve avere la capacità di superare i particolarismi nazionali, per tradurre in peso politico la sua forza economica e il patrimonio di cultura e valori di cui è portatrice. Più volte ho sostenuto che una risposta europea comune può consentirci di superare le difficoltà attuali. L'agenda è nota, la strada è tracciata".
I temi
Ma sono diversi i temi toccati dal governatore di Bankitalia: dall'economia ai salari, dai conti pubblici all'industria, fino ai costi dell'energia. "Negli ultimi cinque anni, nonostante le crisi pandemica ed energetica, il Paese ha mostrato segni di una ritrovata vitalità economica". "La crescita ha superato quella dell'area dell'euro. Il Pil è aumentato di circa il 6%, trainato da un incremento di quasi il 10 nel settore privato. Nonostante le difficoltà attuali, l'industria italiana non è destinata al declino. In tutti i comparti operano aziende dinamiche e competitive, che investono in tecnologia e ricerca e si posizionano in fasce di alta gamma. Queste solide fondamenta rappresentano un vantaggio strategico nella competizione globale, ma vanno rafforzate. Le imprese devono proseguire nel percorso di innovazione e investimento, sostenute da politiche pubbliche che le mettano nelle condizioni di affrontare con successo le trasformazioni in atto. In Italia, più che altrove in Europa, è urgente intervenire sul costo dell'energia, seguendo le direttrici già tracciate. Ma il problema centrale rimane la produttività - nella manifattura come nel resto dell'economia. Gli incrementi finora conseguiti sono incoraggianti, ma non bastano a sostenere lo sviluppo del Paese". Sui salari reali, il presidente evidenzia come siano al di sotto di quelli del 2000, nonostante il recupero in atto dallo scorso anno. Mentre sulle aggregazioni delle banche, "che rappresentano un delicato momento di discontinuità nella vita degli intermediari".
La necessità
PANETTA sottolinea la necessità "che siano ben concepite e volte unicamente alla creazione di valore". Infine, difesa e Pnrr. "Gli investimenti per la crescita e la spesa sociale non devono essere penalizzati dallo sforzo per la sicurezza esterna. Soprattutto, la promozione della cooperazione internazionale e della pace deve restare il cardine dell'azione europea. Investire insieme nella sicurezza non significa avviare una corsa agli armamenti, ma affrontare con realismo minacce comuni che nessun Paese può contrastare da solo. Solo così la sicurezza potrà diventare un pilastro della solidarietà europea: una solidarietà che protegge e, al tempo stesso, genera benessere, coesione e fiducia. Nel nuovo contesto internazionale, è emersa la necessità di rafforzare la capacità di difesa europea. Si tratta di un obiettivo che richiede una strategia condivisa tra gli Stati membri, una solida governance comune e investimenti ingenti. Occorre un programma unitario - sostiene il numero uno di Palazzo Koch -, sostenuto da debito europeo. Un impegno di tale rilevanza deve poggiare su basi chiare. Le risorse comuni vanno destinate prioritariamente alla tecnologia e alla ricerca nel campo della difesa".
Il Pnrr
In relazione al Pnrr, "l'Italia ha finora ricevuto 122 miliardi e ne ha utilizzati oltre la metà. Il pagamento delle prossime rate dipenderà dal raggiungimento di obiettivi relativi alla realizzazione di opere pubbliche; a tale riguardo, i dati attualmente disponibili suggeriscono l'esistenza di ritardi. L'utilizzo dei fondi del Pnrr ha sostenuto l'economia negli ultimi anni. Gli interventi previsti per il biennio 2025-26 potrebbero innalzare il prodotto dello 0,5%. In una fase di debolezza ciclica è essenziale procedere con determinazione nella loro attuazione", conclude.