Autogol del dirigente della Lazio Tare: “Il campionato di calcio va portato a termine anche per rispetto dei morti”

Autogol del dirigente della Lazio Tare: “Il campionato di calcio va portato a termine anche per rispetto dei morti”

Autogol del dirigente della Lazio Tare: “Il campionato di calcio va portato a termine anche per rispetto dei morti”


La società biancoceleste da giorni preme perché il campionato riprenda il prima possibile, per contendere lo scudetto alla Juventus e per contenere il danno economico; ma tirare in ballo i deceduti sembra davvero inopportuno

Il campionato deve essere portato a termine. Anche in segno di rispetto per coloro che sono morti per il coronavirus”. Lo ha dichiarato a una televisione tedesca il dirigente della Lazio Igli Tare. Tutte le opinioni sono lecite, ma è consentito anche porre una domanda: che cosa c’entrano i morti? E dopo la domanda (retorica), ci permettiamo anche un appello: i morti, per favore, lasciamoli stare. La mancanza di rispetto probabilmente sta proprio nel citarli, nel volerli coinvolgere in modo totalmente inappropriato. Tare avrebbe potuto dire di voler proseguire la stagione per rispetto dei tifosi, degli appassionati, degli investimenti economici delle società, della regolarità sportiva delle competizioni. Semmai, per rispetto nei confronti di chi è deceduto si poteva pensare di chiuderla qui, la stagione. 


Lazio nervosa

In queste settimane dal mondo Lazio sono arrivate diverse prese di posizione che sono sembrate stonate. Si può capire che per la squadra biancoceleste sia stata una beffa doversi fermare sul più bello: stagione interrotta proprio quando i ragazzi di Simone Inzaghi stavano inanellando una fantastica serie di vittorie, quando il capocannoniere Ciro Immobile sembrava inarrestabile, quando in classifica i biancocelesti erano in scia della solita Juventus, peraltro già battuta due volte nel giro di poche settimane (prima nell’incrocio di serie A all’Olimpico, poi in finale di Supercoppa in Arabia prima di Natale); ma bisogna avere la capacità di capire il momento. Ci sono situazioni, tragedie, pericoli davanti ai quali ci si deve fermare. L’interesse di parte non conta più. Il discorso vale anche per le continue punzecchiature del portavoce del presidente Lotito: Arturo Diaconale in questi giorni se l’è presa con le autorità politiche e calcistiche, ha attaccato le altre società, ha accusato la Juventus di voler vincere lo scudetto a tavolino per potersi dedicare esclusivamente alla Champions League. La rivalità tra le squadre, condita da un po’ di veleno, è un aspetto divertente del calcio. Il tifo contro ci sta e può far sorridere. Ma ci ripetiamo: ci sono momenti in cui si deve avere la sensibilità di smetterla.


Danno economico

La battaglia della Lazio, ma anche di altre società, per riprendere a giocare il prima possibile non è animata soltanto dalla sete di vittoria. Alla base ci sono anche sacrosante preoccupazioni di natura economica. Più la macchina sta ferma e maggiori saranno le perdite; ripartire non sarà facile. Servirà uno sforzo da parte di tutte le componenti del sistema, in questo senso ci si augura che i calciatori e i club trovino un accordo maturo e responsabile sul taglio degli stipendi. Ma prima di tutto deve essere chiaro un dogma: si deve ripartire solo se e quando ci saranno le condizioni giuste per farlo. Senza correre rischi. Nell’ambiente inizia a serpeggiare la sensazione che la stagione sia ormai chiusa. A questa corrente di pensiero si sono recentemente aggregati il presidenti di Torino e Fiorentina Urbano Cairo e Rocco Commisso. E non esclude questa ipotesi nemmeno il presidente dell’Assocalciatori Damiano Tommasi. Dalla Federcalcio il presidente Gravina insiste nel dire che è presto per alzare bandiera bianca e ribadisce che si cercherà di chiudere regolarmente i campionati, per evitare di trovarsi di fronte a una serie di ricorsi giudiziari. Che sarebbero l’ennesima nota stonata di questa vicenda.   



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