23 anni fa la strage di Linate, in uno scontro in pista tra due aerei morirono 118 persone

23 anni fa la strage di Linate, in uno scontro in pista tra due aerei morirono 118 persone

23 anni fa la strage di Linate, in uno scontro in pista tra due aerei morirono 118 persone Photo Credit: agenziafotogramma.it


La testimonianza di uno dei primi cronisti ad arrivare sul luogo di una tragedia che poteva essere evitata. Sarebbe bastato un radar di terra funzionante

NEBBIA KILLER

La telefonata dalla redazione arriva la mattina presto: “È successo qualcosa a Linate, c’è un lancio di agenzia che parla di un aereo che avrebbe urtato una palazzina dello smistamento bagagli, non si capisce bene cosa sia successo, visto che abiti lì vicino ti va di andare a verificare?”. Subito giù dal letto, pochi minuti dopo sono già in macchina, direzione aeroporto. Appena esco dalla tangenziale e mi immetto su viale Forlanini, trovo davanti a me un muro di nebbia, che in città non c’era. Ecco il primo indizio sulla tragedia di Linate.

LE AMBULANZE NON TORNANO

Mentre mi avvicino allo scalo milanese, effettuo il primo collegamento telefonico all’interno di Non Stop News. Mentre racconto che c’è nebbia, una serie di ambulanze mi supera a sirene spiegate. Le vedo entrare nel recinto aeroportuale da un cancello secondario. Ma non le vedo uscire: cattivo presagio. Significa che per le 118 persone coinvolte nell’incidente dell’8 ottobre 2001 non c’è più nulla da fare. All’interno dell’aerostazione viene allestita una sala stampa dove vengono fornite le prime- frammentarie- notizie. In una stanza attigua iniziano ad arrivare i parenti di quelli che -ormai è chiaro- sono le vittime. C’è sobrietà, ma anche dolore e strazio. E incredulità. E quando il sole, pur pallido, inizia a sovrastare la nebbia, i contorni e la dinamica della tragedia appaiono più chiari.

MALINTESO FATALE

C’è stato un errore umano, accentuato dall’assenza di visibilità, e la carenza dei sistemi di sicurezza ha favorito la tragedia. Sono le 8.10 di un lunedì mattina, un MD 87 della compagnia scandinava SAS, diretto a Copenhagen, è all’inizio della pista e comincia la procedura di decollo. Contemporaneamente un jet privato diretto a Parigi si sta muovendo dall’area di parcheggio verso la pista di decollo. Il pilota non conosce bene l’aeroporto e la nebbia lo disorienta. Comunica alla torre di controllo di trovarsi sul raccordo numero 6 e riceve l’autorizzazione a procedere. In realtà si trova sul 5, l’errore è fatale. Perché quel raccordo attraversa la pista.

SCONTRO IN PISTA

L’MD 87 della SAS è lanciato verso il decollo, poco prima di staccare da terra il comandante all’improvviso vede sbucare dalla nebbia il jet privato. Tenta disperatamente di evitarlo alzando subito la prua. In effetti la carlinga dell’aereo scandinavo riesce a superare il Cessna. Ma i carrelli colpiscono la fusoliera dell’aereo che aveva invaso la pista. Il jet privato si disintegra all’istante. Il velivolo della SAS ripiomba a terra, per qualche centinaio di metri procede senza controllo sul prato, poi si schianta contro una palazzina dello smistamento bagagli. Esplode e prende fuoco.


RADAR DI TERRA NON IN FUNZIONE

Il presagio era stato corretto: non ci sono speranze per le persone coinvolte in quello che in realtà è un incidente stradale: 110 persone a bordo dell’aereo SAS (104 passeggeri e 6 membri dell’equipaggio), 4 a bordo del jet privato, 4 lavoratori aeroportuali che erano nella palazzina. Dove si registra un solo superstite, ma con gravissime ustioni che hanno reso il resto della sua vita un calvario. L’inchiesta ha svelato che il radar di terra – grazie al quale la torre di controllo avrebbe potuto vedere la posizione sbagliata del jet privato- non era in funzione. 118 morti potevano essere evitate.



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